Flavio Merkel racconta: quell'incontro con Mina in Via Senato…

ERO IO, ERI TU, ERA IERI


Vi riproponiamo qui di seguito una delle pagine più memorabili (tra le quasi 1200 complessivamente stampate dal 1980 fino ad oggi) della storia della nostra fanzine. Si tratta ancora una volta di un pezzo scritto da Flavio Merkel, che, con uno stile originalissimo a metà tra prosa e poesia, ci racconta un'avventura straordinaria ed irripetibile da lui vissuta, al fianco di Marco Piancastelli, in un pomeriggio di febbraio del 1981…

Quella volta che t'ho incontrata
se il mio cuore ha retto vuol dire che ero sano.

E' apparsa, un secondo, sulla porta:
ha detto "buongiorno" ed è sparita.

Due facce sconosciute erano troppo
per la sua avversità alle sorprese.
Il buon Renzo si è alzato dalla scrivania
e ci ha detto: "Aspettate".
Marco ed io ci siamo guardati
e detti ad alta voce: "Non è possibile!"
Per caso, quel giorno, eravamo da Renzo
a parlare di lei.
Via Senato era ormai la meta,
il tempio dove c'erano le reliquie.
Sulla scrivania erano sparse foto
che Renzo ci dava per il Bollettino.
Il Club aveva un anno di vita
ma non speravamo in tanta fortuna.
Renzo, con il suo fare gentile, ritorna:
"Le ho detto chi siete, verrà".
Sentiamo provenire dal fondo dell'ufficio
il suono indistinto di una musica.
Dopo un'attesa eterna di cinque
o dieci minuti, lei entra.
Grande, imponente, tutta in nero,
gli occhiali ray-ban scuri, i capelli tirati,
la MINA.
Ci alziamo, impietriti e sbalorditi,
è lì davanti a noi, così, all'improvviso.
Non sappiamo bene che cosa fare,
tendiamo la mano.
Lei ce la scansa e invece ci abbraccia,
divertita e chiacchierona.
Il famoso ghiaccio si è rotto in un secondo.
Si chiede vicino a noi, ci chiede di noi;
Chi siamo, da dove veniamo, che cosa facciamo…
Ci chiede se ci è piaciuto KYRIE,
le interessa il nostro giudizio.
Ci chiede se abbiamo visto Sanremo,
due giorni prima.
Ci canta PER ELISA imitando Alice.
ANCORA di De Crescenzo le è piaciuta molto.
Arrivano Quaini e Cantarelli,
gentili, sorridenti e simpatici.
Mina dice a Cantarelli che una delle sue canzoni
le piace molto (è SONO SOLA SEMPRE?).
Fuma Marlboro, ci chiede che cosa vogliamo,
ordina un cappuccino scuro (sono le cinque del pomeriggio).
Guarda le foto sulla scrivania,
le commenta come se non fossero le sue.
E' allegra, ride, scherza
è la Mina che ho sempre pensato,
una donna felice delle sue scelte.
Quella mezzora passa troppo in fretta.
Ci lascia con promesse che sappiamo vane,
chissà quando ci rivedremo mai.
Ma che importa, questa volta me la ricorderò, eccome.
Che importa se è stato il caso
E non la volontà a farci incontrare.
Che importa se mi devo accontentare di una voce senza corpo.
Che importa se non la vedrò più,
né di persona, né sul palco, né in tivù.
Che importa se il tempo passa,
se lei non è più la stessa.
Forse che io son rimasto lo stesso?
Che importa tutto…
Tutto passerà vedrai,
ma tu, Mina, resterai.