Mina Fan Club

A pochi giorni dalle spedizioni della nuova fanzine al momento ancora in stampa, ecco un breve estratto del dossier Facilmente irraggiungibile sull’evoluzione del rapporto tra Mina e il suo pubblico dagli esordi ad oggi…

(…) Nel corso del 1968, con una neonata PDU amorevolmente da svezzare e far crescere, Mina vive la stagione forse più ambiziosa e frenetica della sua carriera in veste di agit prop del proprio avvenire canoro e imprenditoriale. Complice anche il successo non eclatante dei primi 45 giri lanciati con la nuova etichetta (l’ebbrezza dei vertici della Hit Parade tornerà ad essere di ordinaria amministrazione solo da Non credere in poi), non c’è occasione autopromozionale, in questi mesi di fuoco, che la Tigre si lasci sfuggire: ospitate a raffica in TV, trasferte in Inghilterra, Francia e in Spagna alla conquista del mercato estero, la partecipazione all’Autoradioraduno dell’ACI in qualità di voce-guida via FM di una concitata “caccia al tesoro” a quattro ruote, gli appuntamenti domenicali in radio con Pomeriggio con Mina, nuovi Caroselli per la Barilla, una massacrante serie di concerti estivi in giro per la Penisola e – da fine settembre – la sfiancante avventura televisiva come primadonna di Canzonissima. Lo stesso decennale di attività canora celebrato col live Alla Bussola dal vivo è vissuto dall’interessata con un empito di orgoglio che non ritroveremo più nei successivi anniversari a cifra tonda: È un traguardo che comporta una grossa responsabilità – risponde su Annabella al casertano Luigi Farina che le ha chiesto che cosa si provi a restare così a lungo sulla cresta dell’onda –. Ti senti oggetto di affetto, di simpatia, e senti di dover ricambiare in qualche modo, con profonda gratitudine, questi sentimenti. Ci si sente impegnati a fare cose di un certo livello, per saldare un debito che continua ad aumentare…”. E di questa Mina insolitamente protesa ad un abbraccio quasi “fisico” col pubblico abbiamo un esempio lampante nella sua apparizione come ospite di Corrado in Su e giù, dove si scatena in uno spumeggiante medley dei suoi maggiori successi coinvolgendo in chiusura gli spettatori presenti nello studio (assai poco collaborativi, a dire il vero) in una conviviale esecuzione de La banda. La stessa “corrispondenza di amorosi sensi” trova di lì a poco la sua canzone-manifesto nella maestosa E sono ancora qui con cui la Tigre inaugura (e poi conclude, nella versione “di congedo” ribattezzata E ci lasciamo qui) la sua maratona di esibizioni canore a Canzonissima. Dopo tante sigle “confidenziali” rivolte ad un unico interlocutore (Due note, Sabato notte, Soli, Sono qui per te, Mai così…), la Mina del sabato sera passa finalmente dal “tu’ al “voi” con una canzone che coinvolge idealmente in un amplesso a pieni polmoni “tutto” il suo pubblico. Nulla a che vedere con la stupefacente Brava di tre anni prima, dove il ricorso alla seconda persona plurale era solo un pretesto per un sublime e onanistico sfoggio di virtuosismo di fronte ad una platea muta ed esterrefatta… (…)

 

 

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