Alleluja: corrette le bozze, inserita sul filo di lana una notiziuccia dell’ultima ora, aggiunti quei due o tre nomi che mancavano alla lista dei collaboratori e dei ringraziamenti nella pagina dei credits… la nuova rivista numero settanta è finalmente in stampa e sarà pronta per essere spedita alla fine della prossima settimana. Ma la parte più noiosa del lavoro, per quanto mi riguarda, comincia adesso, con la preparazione delle buste, come sempre affrancate e compilate a mano come ai tempi delle mie prime fanzine. In fondo, questo tour de force ha il suo lato romantico, essendo in molti casi l’unico filo “umano” che mi lega a tanti soci (quasi la metà dei quali, non dimentichiamolo. è del tutto digiuna di internet o comunque conosce a malapena l’esistenza del Minafanblog e di altre forme di contatto virtuale). Di molti ricordo gli indirizzi a memoria: sono gli iscritti della prima ora, che in diversi casi – cito tra i tanti Grazia Camerata, Walter Carminati, Franco Ghetti, Camillo Faverzani, Renato Aggio, Fernando Fratarcangeli, Camillo Di Giampaolo, Marco Alesii, Bonina Lo Presti, Bruno Sabbioni, Sergio Paris, Alberto Imparato, senza contare naturalmente i vari fondatori come Mauro Coruzzi, Fabio Saccani e Paolo Belluso – militavano già nell’antico fan club di Parma. Ancora più numerosa è la truppa di irriducibili che ingrossò le nostre file – per non lasciarle mai più – agli albori dell’era aostana, e qui l’elenco sarebbe davvero troppo lungo. Da allora molte cose sono cambiate e la nostra community ha ininterrottamente continuato a rigenerarsi di nuova linfa. Le neoiscrizioni a valanga di qualche anno fa sono una chimera (qualcuno ricorda la “carica dei 101” nuovi soci che si aggiunsero nel giro di due mesi sull’onda emotiva dello special Viva Mina! condotto da Limiti nel ’94?), ma il ricambio generazionale prosegue senza soste sia pure a ritmi più tranquilli. E a tal proposito voglio pregare gli ultimissimi iscritti di queste settimane – Annabella Toninelli, Ada Mazzotta, Ivo Virone, Marcello Seregni, Giuliano Breveglieri, Jorge Palomares Martinez, Giovanni De Vitis, Saverio Costantini, Angelo Murè, Gianmaria Ravera – di aspettare che sia pronta anche la nuova fanzine prima di ricevere il loro primo bustone con arretrati-bonus, tessera e cartoline varie. E per finire, consentitemi di esprimere un ringraziamento speciale ad alcuni amici che, con fin troppa generosità e – forse – con un eccesso di fiducia nella nostra tenuta nel tempo, ci hanno anticipato le quote di abbonamento talvolta fin quasi a tutto il 2013. Qualche nome? Andreina Colombo, Carlo Alberto Fornari, Simone Molinari, Tonino Di Sario, Mario Gravina, Fabio Manzoni, Eddi Pellegrini, Manuel Salazar Hidalgo, Maria Pellegrini, Angela Tatarella, Marta Vannini, Luigi Vitali, Domenico De Corato, Pietro Bocchi, Augusto Nobili, Antonio Scibilia, Thomas Calce, Giorgio Beretti: a questi e a diversi altri munifici eroi (ai quali sono immensamente grato anche perché mi risparmiano l’odiosa incombenza, in troppi altri casi inevitabile, di dover sollecitare i rinnovi annuali) raccomando con tutto il cuore di non inviare più nuove quote fino a nuovo ordine. Ma non avrò violato qualche legge sulla privacy menzionando tutti questi nomi?…
Autore: loris
..poso dire che non mi piace!
Ciao Ganimede,mi dispiace che Kyrie non ti piaccia ma è una questione di gusti e non c’è niente di male, io lo trovo un capolavoro anche per l’uso della voce volutamente sporcata in alcuni passaggi…
Il vespaio ci stà almeno abbiamo parlato di Mina e ognuno ha potuto dire la sua..E’proprio vero che siamo in tanti ed ognuno vorrebbe la sua Mina ,per accontentare tutti la Signora dovrebbe vivere in sala d’incisione 24 ore al giorno…
ciao a tutti, ciao Maria. dopo il vespaio che ho involontariamente (e sottolineo involontariamente) sollevato, ho preferito leggere le risposte (alcune al limite delle offese, ma fà niente!) per non alimentare altre polemiche. Io KYrie sto continuando ad ascoltarlo, perchè AMO MINA da sempre e non mi serve che nessuno mi dica che è un genio. Non ho bisogno di nessuno per amarla!!!
Tuttavia non posso non esprimere (forse in modo troppo diretto e poco diplomatico) che Kyrie non mi piace affatto. son certo che la mia opinione cambierà per il meccanismo della esposizione (a furia di sentirlo lo imparerò a memoria) ma quella voce metallica proprio non mi và giù.su ciò che è sperimentale possiamo aprire un capitolo aparte (allora è sperimentale anche la versione di cattaneo della zebra a pois? fatto generazionale? nostalgia per quegli anni che altera l’oggettività?
Mi ero rivolto a voi amici del blog, non per attirare l’attenzione su di me (come è stato detto) ma perchè qualcuno mi potesse “illuminare” su qualcosa che non riesco ad apprezzare quanto invece molti di voi da tempo continuano a classificarlo come una Gemma della msica. tutto qui.
Credo anch’io che l’acceso dibattito venuto fuori sul “Kyrie”, sia un’occasione positiva (l’unica cosa negativa è che, per la fretta, nel mio commento di risposta a Gil, ho scritto Kyrie con la “i “al posto della “y”)…
Scherzi a parte, si è verificata una interessante reazione, non solo tra noi, e ne è venuta fuori una bella realtà. Alcuni dei miei amici, non proprio fans di Mina, ma appena “contagiati” che, ogni tanto entrano nel blog a visitarci, con la scusa di leggermi, si sono dapprima incuriositi dai bellissimi ed interessanti commenti su “Kyrie” e, a poco a poco, elettrizzati. Talmente tanto che, non ricordandosi o non conoscendo bene il lavoro, sono andati a documentarsi e li ho ritrovati strabiliati da tanta genialità. Un paio di loro mi hanno detto che questa è un’opera di oggi.
A me sembra una cosa stupenda! E’ la grandezza geniale di Mina.
Anche da parte mia, comunque, un grazie a Ganimede.
Un saluto per lui e per tutti voi.
Ciao, pina
Mario, non ti crucciare, vuolsi così, colà dove si puote ciò che si vuole…
(“e più non dimandare” non mi permetto di scrivertelo, ah! che pare brutto :wink: )
Nadia carissima,
sono perfettamente d’accordo con te: “Le dive di una volta non esistono più!” e non a caso il regista Valerio Zurlini disse di Mina: “Guarda che gatta stupenda, che maliarda. Tutta diva, da cima a fondo, e diva anche dentro. Non c’è Sofia Loren che tenga, al suo confronto. E’ sempre la protagonista: quando arriva in un posto, diventa centro di ogni cosa”.
Un ruolo marginalmente comprimario l’ha avuto Ornella Vanoni che, sebbene immobile al centro della scena e illuminata solo da uno spot, con la sola presenza trasudava classe e sensualità da tutti i pori. E la Milva di “Milva e dintorni” e di “La Rossa” e cioè del periodo del massimo splendore fisico e artistico? E non trascurerei nemmeno la Zanicchi che, ospite ad una puntata del “Maurizio Costanzo” degli anni ’80, dal pubblico in sala fu preferita a Stefania Sandrelli (reduce da “La chiave”) e a due altre avvenenti attrici ospiti e delle quali ora mi sfugge il nome… peccato solo che l’Aquila ha perso poi punti e credibilità (oltre che la fisicità)da quel momento in poi.
Ovviamente su tutte primeggiava la Tigre che dettava moda non solo sul pubblico, ma anche fra le stesse colleghe… La napoletanissima Mirna Doris si presentò in una puntata di “Domenica In” del 1970 in minigonna e capelli cotonati e sembrava la controfigura (o la caricatura?) della Signora ma poi alla fine comunque si produsse nella “mossa”…. Analoga cosa fece Fiammetta presentandosi in TV con lo stesso look di Mina primi anni ’70 ma di lì a poco fini miseramente a confondersi con un gruppo di casalinghe mentre lavavano ballando e canticchiando nella pubblicità televisiva di un noto detersivo per pavimenti.
Patty Pravo si presentò alla Canzonissima del 70 con le sopracciglia depilate e quando Corrado le disse pubblicamente: “Patty, qualche malpensante ha detto che ti sei depilata per assomigliare a Mina”, la Strambelli (nell’unico stato di grazia mentale della sua carriera) rispose: “Non bastano un paio di sopracciglia depilate per fare una nuova Mina!” E se andiamo ancora più indietro nel tempo, le prime anti-Mina storiche furono Brunetta (comparsa in un film della stessa Mina), Paula, Lara Saint Paul (però qui, onore al merito, almeno ci troviamo di fronte ad un’ottima interprete), ecc…
Forse la risposta più esaustiva l’ha data Irene Grandi che, dopo aver riproposto “Sono come tu mi vuoi”, in tutta umiltà ha dichiarato: “Ho voluto rendere un omaggio a Mina perché è un punto di riferimento imprescindibile per tutte le interpreti femminili.” Almeno Irene ha avuto il coraggio di ammetterlo… tutte le altre ancora peccano di presunzione!!!
Venire su da Voi ed stare nel salotto di madameX puoi solo immaginare quanto lo vorrei. Purtroppo la vedo proprio dura…. ma chissà. Un Bacione PIEROTTA. Non so se te l’ho detto: le foto di Rivabella sono state UN COLPO AL CUORE…. il mio bambino aveva 7/8 anni e adesso mi mangia in testa! Che tempi….
Carissima PINA, KYRIE è un capolavoro in tutti i sensi. Se BRAVA è ritenuto un pezzo di grandissima abilità vocale, pietra miliare del repertorio MAZZINIANO E MINATO… cos’è la funambolica, pazzesca BAMBOLA GONFIABILE :?: :?: Grazie comunque a Ganimedefe che ha virulentemente riacceso il nostro interesse per KYRIE visto che noi stessi fanzinari ci perdiamo nel mare di cose Minose. Un bacione. Buona giornata.
Caro Luigi ma perchè dovresti farlo :?: :?: Adesso a Roma addirittura nevica. Che bello !! CIAO
che il giornalista tedesco, con atteggiamento da buontempone, secondo lui, da sciocco per la stragande maggioranza delle persone “pensanti” mentisse spudoratamente affermando che “NON SA CHI E’ MINA” teneva le sue buone ragioni!!!!! d’altronde doveva guadagnarsi la paga :!: :!: salutoni.
Nadia carissima,
sono perfettamente d’accordo con te: “Le dive di una volta non esistono più!” e non a caso il regista Valerio Zurlini disse di Mina: “Guarda che gatta stupenda, che maliarda. Tutta diva, da cima a fondo, e diva anche dentro. Non c’è Sofia Loren che tenga, al suo confronto. E’ sempre la protagonista: quando arriva in un posto, diventa centro di ogni cosa”.
Un ruolo marginalmente comprimario l’ha avuto Ornella Vanoni che, sebbene immobile al centro della scena e illuminata solo da uno spot, con la sola presenza trasudava classe e sensualità da tutti i pori. E la Milva di “Milva e dintorni” e di “La Rossa” e cioè del periodo del massimo splendore fisico e artistico? E non trascurerei nemmeno la Zanicchi che, ospite ad una puntata del “Maurizio Costanzo” degli anni ’80, dal pubblico in sala fu preferita a Stefania Sandrelli (reduce da “La chiave”) e a due altre avvenenti attrici ospiti e delle quali ora mi sfugge il nome… peccato solo che l’Aquila ha perso poi punti e credibilità (oltre che la fisicità)da quel momento in poi.
Ovviamente su tutte primeggiava la Tigre che dettava moda non solo sul pubblico, ma anche fra le stesse colleghe… La napoletanissima Mirna Doris si presentò in una puntata di “Domenica In” del 1970 in minigonna e capelli cotonati e sembrava la controfigura (o la caricatura?) della Signora ma poi alla fine comunque si produsse nella “mossa”…. Analoga cosa fece Fiammetta presentandosi in TV con lo stesso look di Mina primi anni ’70 ma di lì a poco fini miseramente a confondersi con un gruppo di casalinghe mentre lavavano ballando e canticchiando nella pubblicità televisiva di un noto detersivo per pavimenti.
Patty Pravo si presentò alla Canzonissima del 70 con le sopracciglia depilate e quando Corrado le disse pubblicamente: “Patty, qualche malpensante ha detto che ti sei depilata per assomigliare a Mina”, la Strambelli (nell’unico stato di grazia mentale della sua carriera) rispose: “Non bastano un paio di sopracciglia depilate per fare una nuova Mina!” E se andiamo ancora più indietro nel tempo, le prime anti-Mina storiche furono Brunetta (comparsa in un film della stessa Mina), Paula, Lara Saint Paul (però qui, onore al merito, almeno ci troviamo di fronte ad un’ottima interprete), ecc…
Forse la risposta più esaustiva l’ha data Irene Grandi che, dopo aver riproposto “Sono come tu mi vuoi”, in tutta umiltà ha dichiarato: “Ho voluto rendere un omaggio a Mina perché è un punto di riferimento imprescindibile per tutte le interpreti femminili.” Almeno Irene ha avuto il coraggio di ammetterlo… tutte le altre ancora peccano di presunzione!!!
Ma come?!? Non ha più “gli occhi di bragia”??
Veleno LP
e
Veleno LP (ristampa n°084)
http://thumbsnap.com/v/Ru17V6Iw.jpg
Su La Repubblica, Irene Grandi parla di Bruci la città scritta da Francesco Bianconi dei Baustelle:
tre anni fa la canzone venne scartata dal Festival ma prima l’avevano proposta a Mina e anche lei l’aveva rifiutata.
( di ciò se ne parla anche nell’intervista a Irene Grandi, fanzine 68 )
Caro Vassalino come gli attori che escono dall accademia di vittorio Gasman tutti uguali bravissimi con la voce impostata….Dei cloni.
Ho fatto teatro senza studiare recitazione con la mia erre moscia e una voce che non mi è mai piaciuta….
Eppure ho avuto dai piu grandi critici italiani le lodi piu belle.
L’impostazione lo studio è importante ma se reciti con l’anima il pubblico dimentica la tua eere e la tua voce che non piace nemmeno a te stessa….. TVB
Mia dolce regina anch’io non bevo whiscky….ma adoro la sambuca :mrgreen:
Per quanto riguarda le nuove generazioni di cantanti il problema è che sono tutte uguali….studiano tutte alla stessa maniera…cantano tutte alla stessa maniera…sembrano uscite da una catena di montaggio :mrgreen:
P.S.Io ti amo ancora :oops:
Ci piace stare sdraiati a sfogliare e leggere le fanzine, a riunirci nei raduni (sig!… io non ci sono mai stata), a scambiarci tutti i nostri pensieri su questo meraviglioso blog dedicato alla nostra grande Mina…
Ed allora tutti sull’attenti, a fare il nostro dovere (che poi, lo sappiamo, è anche un piacere ed una soddisfazione).
Maria,
… e “Colori”?
“… in fondo è la mia anima che parla…”
Caro Vassallino peccato non bevo whisky Sono astemia non mangio carne ma fumo come un camino per rendere la mia vocina sempre piu da camionista…..
Vorrei farvi una domanda….Non vi dico se mi amate ancora? Ma vorrei sapere come mai oggi non esistono piu le dive della canzone.
Queste ragazzine con una bella voce non hanno ne carisma ne fascino ne PERSONALITA’.
M
i sembrano tutte uguale e faccio fatica a distinguerle.
Perchè come mai ma perchè?
Le nostre ultime dive sono solo loro le dive di anni fa Le dive di sempre e MINA chiaramente è in prima fila.
lei aveva e ha tutto Fascino bellezza personalita Voce carisma.Lei ha dettato moda Lei E’ MINA senza eguali.
Ma ste ragazzine porelle come mai non hanno tutto questo?
Gli stilisti gli inventori di immagini che fine hanno fatto?
Ultimamente ci hanno dato Arisa porella mi sembrava una uscita da un collegio di educande con gli occhiali e il naso tipo quello che si usano a carnevale….
Ma dove sono andate a finire le strafighe di una volta?
Le donne che aveevano fascino da vendere e rimanevi li a guardarle per la loro voce e per la loro grande personalità.
Non parliamo degli uomini..che non cambiano,si presentano come usciti da una discoteca o da un mercatino delle pulci…..
La voce deve essere associata al talento alla personalita
Ed io non vedo niente in giro..Che sono cecata?…..
Puo darsi ma che delusione……
MINA MINONA nostra quanto ci manchi e quando rivedo i tuoi filati continuo a ripetermi…COME LEI NON c’è NESSUNO VI GIURO NESSUNO…madamdex
(ecco cosa avrebbe risposto Pavarotti al giornalista che non conosceva Mina presente alla trasmissione TV – Il più grande). Ho messo tutta l’intervista perchè vale la lerttura, buona giornata, mario r.
la Repubblica – Lunedì, 28 novembre 1994 – pagina 23
di LEONETTA BENTIVOGLIO
‘ LA MUSICA? E’ COME IL CALCIO’
Pavarotti: viva gli stadi ci porterò anche Mina Il tenore, al San Carlo per il ‘ Ballo in maschera’ che debutterà giovedì, parla di politica, di donne, di tivù E replica a chi lo attacca ‘ Il pubblico è con me’
NAPOLI – Placido e pontifizio, stivaloni di cuoio nero da orco, troneggiante sulla poltrona damascata di Riccardo Governatore di Boston, Luciano Pavarotti ci accoglie sul palcoscenico del San Carlo in un intervallo delle prove del Ballo in maschera, che inaugurerà la stagione napoletana giovedì prossimo. Il tenorone è raggiante, ben disposto, dopo una mattina di sole trascorsa ad Amalfi, “dove questa gente benedetta da Dio può fare il bagno a novembre”. Da molto tempo, dal Don Carlo degli infortuni alla Scala, Pavarotti non cantava in un’ opera in Italia: ora la voce è in forma, l’ umore alle stelle, il peso lo soddisfa (“ho perso una trentina di chili, come essersi scrollato di dosso un bambino”), il ruolo già tanto frequentato non smette di avvincerlo: “La parte di Riccardo è la più completa per il tenore. Musicalmente ha una scrittura perfetta: c’ è il piano, il forte, il legato, l’ agilità. E poi, quanta ricchezza nel personaggio: amore e morte, come sempre, ma in più il sentimento di un’ amicizia sofferta. Di solito in teatro il buono frega il cattivo perché la ragazza s’ innamora del buono. Col Ballo si va oltre, visto che tenore e baritono, innamorati entrambi del soprano, sono amici tra loro. Per questo è tra le mie opere predilette. Le altre? Direi Elisir, Bohème e Tosca. E ho citato due titoli di Puccini perché io, come cuore, tendo alla melodia pucciniana”. Pavarotti parla, e alla sua voce si mescola un amalgama concitato di suoni: gli accordi dei violini in buca, i commenti agli orchestrali del maestro Daniel Oren, i gorgheggi del soprano Nina Rautio, gli scatti di una macchina fotografica che bersaglia avida il tenore del secolo. Lui subisce, allontana, incoraggia, respinge, ammicca, concede. Non disdegnando di parlare di politica. E di donne. Bentornato Pavarotti. Sempre più all’ estero, dal Metroplitan al Covent Garden. Che fa, ci snobba? “Macché, qui è la mia casa, adoro l’ Italia: il paese più bello del mondo abitato dalla gente più bella del mondo. Magari, certo, si spara un po’ troppo all’ impazzata. Quando si smetterà di sparare torneremo a essere un paese fantastico”. Che intende? “E’ una sindrome cominciata col povero Tortora. S’ era un po’ sopita, ora è tornata fuori. Quest’ ultima robaccia, poi…”. A cosa si riferisce? “All’ avviso di garanzia al Presidente del Consiglio: mi fa vomitare. Perché se c’ è uno che lavora bisogna lasciarlo lavorare”. In un’ intervista a L’ Informazione di qualche tempo fa, lei intonò un vero e proprio inno a Berlusconi. “Ma quale inno, io non faccio politica e non l’ ho mai fatta. Non sa quanti partiti mi hanno chiesto di candidarmi al parlamento europeo, e ho sempre detto no. Berlusconi lo conosco e so che è un grandissimo organizzatore, ma non è questo il punto. Io dico che con quell’ avviso di garanzia è come se ci fosse un direttore d’ orchestra che appena il cantante apre bocca lo zittisce, e lui ci riprova e il maestro lo blocca, e così tutto il giorno, un tormentone. Come si fa a sapere se è un buon cantante se non lo si lascia esprimere? Ascoltiamolo cantare, e se non va glielo diremo e lo tireremo via. Ma non prima di averlo ascoltato. D’ altra parte questa storia la conosco: sono abbastanza vecchio da aver visto nascere la prima Repubblica. La monarchia fu abbattuta per poche decine di migliaia di voti, e per tre o quattro anni la situazione era uguale ad adesso: si cercava di non far governare chi aveva il potere”. Però anche lei di politici ne ha frequentati: nel ‘ 92 le cronache riferirono dell’ accoglienza trionfale che riservò a Craxi nel suo club-maneggio di Modena. “Dà ancora retta a quel che scrivono i giornali? Craxi venne a salutarmi, e se un leader mi saluta mi fa onore. Sono un democratico, questo è tutto. La verità è che viviamo nel mondo dell’ attacco. Appena ti esponi, e io mi espongo molto, c’ è chi è pronto a colpire”. Per questo è tanto superstizioso? “Sì che lo sono, non si sa mai. Così tengo i chiodi in tasca durante le recite. Quando ho fatto il concerto qui a Napoli per i dieci dell’ Orsa Maggiore (lo replicherò per il pubblico napoletano il 7 dicembre), ne ho cercato disperatamente di piccoli in teatro, senza risultato. Ne ho trovato solo uno lungo lungo, e mi son dovuto accontentare. Mi sporgeva dal taschino del frac come una maniglia. Meglio cautelarsi, c’ è sempre qualcuno pronto a infierire”. Chi, per esempio? “Lo sa meglio di me: buona notizia non fa notizia, più un articolo fa scandalo e meglio si vende il giornale”. Come nel caso degli amori che regolarmente le vengono attribuiti? E vero che è tanto corteggiato? “No. Però scriva che è vero, che mi fa onore”. Comunque vive circondato dalle donne. “Tra le donne sono cresciuto: madre, due zie, nonna, bisnonna. E ora moglie, tre figlie, una sorella, due cognate. E ho avuto otto segretarie. Alle donne devo tutto anche come cantante. Perché un artista deve avere un animo sensibile, e questo glielo dà proprio il contatto con la donna. L’ uomo è meno all’ erta, meno acuto in giudizi e sentimenti. La donna sa, capisce, protegge. Magari ogni tanto rompe le balle, quando ci si mette non la batte nessuno. Però è meravigliosa, irrinunciabile sempre e comunque”. Torniamo a chi, come lei dice, “infierisce”. “Conosco il meccanismo, e anzi mi onoro di farne parte. Il che vuol dire anche rischiare di essere messo alla berlina. Vuol dire che se ti va di traverso mezza nota alla Scala c’ è gente che esulta nel pubblicare la notizia”. Parla della stecca presa nel Don Carlo di due anni fa? “Ma quale stecca! La stecca è una rottura della voce, il mio fu uno ‘ strisciamento’ . Quella sera non ero all’ altezza, non avevo avuto abbastanza tempo per prepararmi. E poi il Don Carlo non è un’ opera mia, avevo il quinto o sesto ruolo dell’ opera, da me la gente si aspetta di più. Ammetto, fu una scelta sbagliata”. E’ vero, come scrisse Il Corriere della Sera, che dopo quell’ episodio pensò al ritiro dalle scene? “Balle, non ci ho mai pensato. Certo che di tanto in tanto ho le mie crisi, facendo questo lavoro è inevitabile”. Resta il fatto che lei, a dispetto di ogni attacco, è molto più che un tenore: è un mito best-seller. “Intanto sono uno che se mi si vede una volta non mi si dimentica, questa mia figura non la puoi mica confondere con un’ altra. E poi prendo rischi, e il pubblico lo sente, lo capisce”. Tra le accuse che le rivolgono spicca quella di avere troppa immagine pubblica. Le serate negli stadi, le kermesse televisive…. “Questo lo dicono i critici che con l’ avvento della televisione si sono visti scappar di mano il possesso dell’ artista, la creazione o distruzione di un mito. Oggi, con un miliardo di spettatori che ti vedono in tempo reale via satellite (è accaduto col concerto dei tre tenori di Los Angeles), che importa quel che dice un giornalista? Il pubblico giudica da solo. Prenda il concertone di Caracalla: un evento storico, una conquista sociale. Eppure qualcuno polemizzò. Ma che discorsi, lo so anch’ io che Mozart è più classico di una canzone napoletana (attenzione, ho detto più classico, non più bello), mica devono venire ad insegnarmelo. E poi non capisco perché la musica deve avere un pubblico di persone scelte. Scelte da chi? A vedere una partita di calcio ci va qualcuno di scelto? La musica è come il calcio: non c’ è bisogno di studiare all’ università per giudicarla, se uno non è sordo la sente”. Magari, però, la sente male: rende giustizia alla musica l’ acustica di uno stadio? “C’ è sempre il furbo pronto a dire: l’ acustica non è la stessa del teatro. E io rispondo: a volte è meglio. Di recente a Firenze ho cantato in tre Requiem, due in teatro e uno al Palazzo dello Sport, i primi due acusticamente schifosi e il terzo bellissimo. Io ho sempre fatto le cose per primo e sono sempre stato attaccato per questo: la prima recita dal vero in televisione, i primi concerti negli stadi… Ma intanto sono manifestazioni accolte dall’ entusiasmo di milioni di persone. Come quella a Modena per il mio concorso di cavalli, con Zucchero e Sting”. Cantò in playback, rammenta? “Già, quella fu una polemica giusta, ho sbagliato. Dovevo fare prima il concerto e poi sedermi a veder correre i cavalli. Lì invece ho fatto il contrario: mi sono messo a vedere i cavalli e a salutare quaranta ministri, trenta generali, cinquanta sponsor, e solo l’ ultimo giorno dovevo concentrarmi e cantare, e non potevo farlo dal vero perché ero troppo stanco. Ora sogno di fare un concerto con Mina. Forse faremo un disco insieme, ma non mi basta. Spero di convincerla a esibirsi in pubblico, perché è unica, bellissima”. E a parte Mina, cosa sogna? A Pavarotti, che ha tutto, resta da desiderare qualcosa? “Scherza? Io sto già qui a preoccuparmi della prova di domani. La musica è troppo bella, troppo importante per non farci desiderare di servirla sempre meglio”.
Buondì :D per concludere la mia “incursione” nell’album TINTARELLA DI LUNA questa mattina ascoltiamo un brano molto sensuale….WHISKY….che interpretazione!!!!
Sei tu che fischi,
mi chiami vecchio whisky
Solo la follia,
un grido senza suono
il resto fantasia
le stelle non ci sono.
Scusatemi,
se bevo troppo whisky
Capitemi,
se bevo troppo whisky
Credetemi,
se bevo troppo whisky sono giù
sono giù
sono giù
Là fuori sento fischiare il vento.
che batte nei vetri il suo lamento
Là fuori la pioggia cade cade cade giù
cade giù
cade giù
Vieni,
stupido inganno
vieni,
come ogni sera
Scusatemi,
son stanca di soffrire
Capitemi,
vorrei dimenticare
Credetemi
mi sembra d’impazzire
sono giù
sono giù
sono giù
Buon fine settimana a voi tutti….a lunedi…kiss!!!!
cara Maria,
io regalo l’iscrizione al Mfc ..come regalo di compleanno, mi sempra un regalo “specialeeee” ti mando un abbraccio affettuo dalla CASA DEL NORD
Piera
p.s.
ti aspetta per il 21 nel Salotto di MademeX..vestita da “vecchia”
il bastone te lo porto io..ha! ha!
Davvero Mina in quella canzone è strepitosa e anticonformista al massimo!!! Grandissima!
Ps. Anch’io comunque che ho vissuto gli anni ’80 a metà, ma ero un po’ piccolino, trovo KYRIE uno dei capolavori assoluti della musica.
Ah sì ma mi piaceva tantissimo già un po’ di anni fa ormai… era in MINANTOLOGIA… il mio secondo album di Mina che avrò ascoltato centinaia di volte in prima e seconda liceo… Poi, andando avanti nella scoperta della sterminata e magnifica discografia minosa, certe canzoni super classiche le avevo perse di vista! Le ascoltavo meno, perché ormai mi pareva di saperle fin troppo! E invece oggi per caso ho riascoltato IO E TE DA SOLI e mi ha incantato di nuovo!!! Sono rimasto felicemente sorpreso!!! :mrgreen:
Maria carissima, il disco Kyrie veramente a noi ragazzi degli anni’ 80 ci è rimasto attaccato alla nostra pelle e non vogliamo staccarlo perchè è sempre bello.
Ed io fra di Voi…. risposta per i vostri interrogativi: il critico e molti, fin troppi, dei suoi compari sono meritevoli di questa DEDICA ” VOGLIO LA FINE DELLE NECESSITA’ … SGUAZZARE NELL’ABBONDANZA … VOGLIO I BASTARDI TUTTI QUANTI DI LA’…. PER CHIUDERLI TUTTI INSIEME E ANDARMENE………. LIBERATA DAL DOMANI… LIBERATA DAL “SE DOPO” …..LIBERATA DALLA SETE…. LIBERATA DAL CONTAGIO………………
VOGLIO STARE BENE VOGLIO STARE BENE BENE VOGLIO STARE (all’infinito…..) VOGLIO REEESPIRAREEEEEE!!!!!!!! LA,LA,LA,LA (PDU CD 1 N. 5)
Adesso .. ditemi CHI ALTRI/E POSSONO OSARE TANTO ‘??????? :?: Attenzione… il prezzo da pagare è alto….MINA ha pagato e continuerà a pagare MA COME LEI NESSUNA!!!!!!!!
Ciascuno di noi dovrebbe sapere benissimo come è messo con la quota d’iscrizione. Necessaria incombenza per le strette inderogabili necessità, Più CHE RIPAGATE. Personalmente non faccio questi miseri conti sapendo di quali impegni importanti e onerosi si faccia carico questo MFC, (ALTRI DOVREBBERO PROVARE SOLO AD IMMAGINARE) io lo sosterrò SEMPRE….. anche questa e una vera prova d’amore nei confronti di MINA. ALTRO CHE CHIACCHIERE. un saluto a voi tutti
GRAZIE LORIS della segnalazione.Sara una domenica colma di artisti .
Abbiamo creato un camerino pieno zeppo di vestiti maschere e tutto cio di piu pazzo puo esserci Perchè il Salotto è sempre in crescita e sempre piu bello. GRAZIE .
Scusate ragazzi se mi permetto ma che commenti lunghi…Sembrano romanzi…….Chiedo scusa ma a volte non riesco a leggerli tutti…..madamex
Sala mensa della RAI, 1974
– “Ho ordinato le seppie con i piselli, che poi mi fanno venire gli attacchi di fegato, ma mi piacciono tanto!”) Mina durante la registrazione della 1°p.di Milleluci.
Lo ricorda Jula De Palma a pag 425 della sua autobiografia “Tua per sempre” (ediz Coniglio) e aggiunge che mentre registravano la parodia del Trio Lescano con Tuli Tulipan furono colte da un attacco di ridarella divertendosi tantissimo :D
(Ciao Maria!)
Max, per queste informazioni esistono le mail. Ma visto che siamo qui, i nomi che ho citato sono evidentemente solo quelli di alcuni soci ipersolleciti che si sono portati avanti di due o più anni con la loro iscrizione. Tu, come centinaia di altri, hai in corso una tranquilla iscrizione valida ancora per tutto quest’anno. Ma io mi sto davvero preoccupando perché più passa il tempo e più ho il timore fondato di non essere più in grado di esprimermi chiaramente in lingua italiana. Di metà delle cose che scrivo, troppa gente capisce ciocca per brocca. Confusione è la mia mente per chi ama completamente?
Diego caro Io e te da soli è uno dei tanti capolavori di MINA così io lo sempre ritenuta. Sono contenta che adesso la scopri anche tu e forse anche molti altri. Tanta bellezza arriva quando meno te lo aspetti. Capito Ganimedefe”’ :?: un caro saluto dalla vecia Maria Minafandipendentedaunavitaefelicissimadiesserlo :P :P :P
Ciao Loris, volevo sapere come sono messo con l’iscrizione in quanto feci quella biennale ma nn leggendo il mio nome tra quelli che si sono iscritti nnon vorrei che stesse per scadere o addirittura scaduta..inoltre vi ringrazio per il vostro lavoro ultra ventennale che ci offrite, dato che sono iscritto dal lontano 1986….
http://www.youtube.com/watch?v=cYYzmwXn45w&feature=related
Era da tanto che non ascoltavo IO E TE DA SOLI……. Madonna quanto è bella!!!!!
Io so che sono masochista :?: Probabilmente si: ho visto ieri l’ultima trombata del più grande…. mi è piaciuto, piaciuto assai Vittoiro Sgarbi e voi che ne pensate :?: :?: :?:
il dibattito Anticipazioni Un saggio di Giuseppe Antonelli analizza il rapporto tra l’ italiano scritto o parlato e l’ italiano della musica pop
La rivincita di Mina sul vocabolario
Le canzonette hanno un linguaggio conservatore. Poche eccezioni lasciano il segno, come «Parole parole»
L e domande sono parecchie e le risposte non sempre prevedibili. Qual è il rapporto tra italiano popolare e italiano del pop? Quale modello grammaticale hanno proposto, negli ultimi cinquant’ anni, i testi delle canzoni di successo, quelle cioè capaci di incidere nella lingua comune? Che impatto hanno avuto le innovazioni linguistiche nella tessitura della canzone italiana? Le risposte le troverete in uno studio di Giuseppe Antonelli, che sarà in libreria l’ 11 febbraio (Ma cosa vuoi che sia una canzone. Mezzo secolo di italiano cantato, Il Mulino, pagine 254, 16). «La sensazione – scrive Antonelli, docente di Linguistica italiana all’ Università di Cassino – è che la canzone italiana (anche quella d’ autore) sia rimasta legata nel tempo a un’ idea tradizionale di norma, molto vicina a quella della grammatica scolastica». Per fortuna, la norma è lì per essere infranta e Antonelli, oltre ad analizzare gli stilemi della tradizione (soprattutto sanremese), individua le punte di iceberg innovative che prefigurano i mutamenti che verranno lentamente. Perché la storia linguistica della canzone italiana non è una storia di svolte improvvise, ma di successivi aggiustamenti. Va detto che il corpus su cui si fonda il saggio di Antonelli è necessariamente limitato alle canzoni da hit parade, che hanno avuto un impatto sul grande pubblico. Si parte, giustamente, dal ‘ 58, l’ anno in cui Domenico Modugno vince il Festival volando sulle ali di Nel blu dipinto di blu, scritta con Franco Migliacci. È «una scossa che fa vacillare il tradizionale assetto della canzone italiana»: basti pensare a testi come L’ edera, che in quella stessa edizione del Festival esibiva il repertorio dei più fantastici luoghi comuni dell’ epoca («sono qui tra le tue braccia ancor / avvinta come l’ edera»). Insomma, con il Modugno a braccia levate, l’ Italia entra nell’ era moderna della musica leggera. Per tanti motivi, ma non per il linguaggio, la cui potenza innovativa Antonelli tende nettamente a ridimensionare. È vero che manca l’ inossidabile rima amore-cuore di Son tutte belle le mamme del mondo; è vero che non c’ è traccia di troncamenti simil poetici tipo sol, mar, fior, fatal; è vero che non si cade in consunti arcaismi lessicali come beltà. È anche vero che una tale serie di verbi all’ infinito non si era mai vista. Però, il codice complessivo della canzone non si discosta troppo dalle formule in uso con Nilla Pizzi e Claudio Villa: rime baciate accentate sull’ ultima sillaba (mai più: blu, blu, lassù e così via), e conseguente alterazione dell’ ordine naturale della sintassi («venivo dal vento rapito», «negli occhi tuoi belli»). E non mancano sole e luna e sogni che svaniscono all’ alba. I cliché del canzonettismo sanremese sono duri a morire, anche perché, spiega Antonelli, le esigenze del ritmo e della rima impongono ai testi una «mascherina» più o meno fissa (e facilmente scandibile con l’ aiuto dei numeri) che lascia poco spazio alla fantasia, costringendo qualche volta a veri e propri salti mortali per far tornare i conti. Una gabbia che favorisce l’ adozione di una «ricetta della nonna» buona per tutti i palati: la presenza di un goffo e generico «tu» montaliano, l’ uso del passato remoto ed eventualmente del futuro (con accentazione tronca) a scapito di altri tempi verbali, il moltiplicarsi di avverbi accentati e monosillabi, le inversioni ardite («sei salita sulla moto mia») e alla disperata l’ immissione di evidentissime zeppe («ancora noi sì», «per mano uniti là», canteranno Gianni e Marcella Bella). Sono formule che resistono nel tempo e che, dopo una fase di declino negli anni Settanta, tornano sorprendentemente in una sorta di «vintage» postmoderno nei decenni più vicini a noi, grazie a voci come quella di Gianna Nannini. Per trovare un testo davvero sconvolgente, piuttosto che rivolgersi a Modugno (del resto rientrato nei ranghi sin dall’ anno successivo con Piove: «Mille violini suonati dal vento»), bisognerà guardare al Gino Paoli del 1960 e alla straordinaria modernità de Il cielo in una stanza: «Quando sei qui con me / questa stanza non ha più pareti / ma alberi, alberi infiniti», dove non c’ è ombra di troncamenti, zeppe, inversioni ardite, passati remoti o arcaismi lessicali, e dove tutto scorre via senza sforzo grazie alla felice trama della lingua parlata. Una sensibilità precocissima, che fa piazza pulita di tutti gli obblighi passati e presenti. Per cui dovrà trascorrere oltre un decennio perché si ritrovi qualcosa di simile. Ed è interessante notare, con Antonelli, come i cantautori impegnati (che presto diventeranno «santautori», intellettuali e maîtres à penser), in fin dei conti, riescano sì ad aprire a nuove tematiche, ma con scelte molto prudenti sul piano della lingua, se si esclude un ampliamento della tastiera verso il colloquiale. Molto più innovativo il paziente lavorio dei cosiddetti parolieri: i vari Migliacci, Bardotti, Bigazzi, Mogol, Dati… Il paradosso, poi, è che spesso anche la canzonetta con intenti politici, come quella beat, finisce per rimanere ingabbiata nelle forme tradizionali e persino l’ Equipe 84 di Bang bang inciampa in un «cuor». Il vero anno di svolta è il ‘ 72: l’ anno di Parole parole in cui Mina e Alberto Lupo prendono in giro il vocabolario amoroso corrente, di Grande grande grande («e invece no, e invece no, la vita è quella che tu dai a me») e di Comunque bella in cui la coppia Mogol-Battisti impone un parlato dialogante in netta contrapposizione con le artificiose e sontuose soluzioni vigenti. E soprattutto è l’ anno di Baglioni, che con Questo piccolo grande amore cancella ogni sottolineatura simil poetica e fa trionfare l’ innocenza adolescenziale della frase («che non gliel’ ho detto mai / ma io ci andavo matto»). Le suggestioni dello studio di Antonelli sono innumerevoli e sempre fondate. Per esempio, quando intravede una solida linea ermetica che mima, forse involontariamente, i codici stilistici della poesia «alta» di Quasimodo, Ungaretti, Montale, Luzi (mentre i cantautori guardano, piuttosto, verso l’ America dylaniana o la Francia di Brel e Brassens), in una sorta di «irrazionalismo criptico ed evocativo» che spesso e volentieri diventa genericità e frammentarietà prevedibile. Per sfuggire agli stereotipi, poi, le vie d’ uscita saranno tante: il demenziale degli Skiantos, il dialetto puro (vedi De André) oppure mescolato con l’ italiano e/o l’ inglese (vedi Pino Daniele), il recupero del vecchio armamentario in chiave parodico-citazionistica (vedi Panella), l’ infrazione violenta e gergale del rap (vedi Frankie HI-NRG e in seconda battuta Jovanotti). Ma le mascherine, quelle, non muoiono mai. RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe Il primo strappo venne con «Nel blu dipinto di blu», ma fu Paoli con «Il cielo in una stanza» a cambiare lo stile
Di Stefano Paolo
Pagina 30
(7 febbraio 2010) – Corriere della Sera
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(7 febbraio 2010) – Corriere della Sera
ARCHIVIO cronologico
MA DOVE SI TROVA UN’ALTRA COSI’
GRAZIE A VITTORIO SGARBI!!!!!!!!!
GanimedeFe come va?
grazie Emilio,
si’ era una pausa..del bellissimo primo raduno..come siamo belli, Remo è bello tosto!
Chissà se Loris si ricorda chi ha vinto il quiz?
Sono stata BRAVA a trovare queste belle foto..danno NOSTALGIAS
pero’ sono bellissssssssssssinme :idea:
..che bellaa questa CANZONE..
E’ VERO..è piena di “armonia” mi diceva il caro De Filippi..che le song di Bindi hano un’armonizzazione completa delle note..(il nostro concerto nè da prova..è da oscar!)
non ci sono piu’ queste song..Evergreen
Piera
chw ama l’arte vera
qui cìè ne tanta :idea: :idea:
SE me la canta MINA me lo fà sembrare piu’ bello..
e si’ qui’ scende anche un po’ di NEVE..uffa!
io devo andare a giocare allo scopone scentifico come MINA :!:
Si cara Nadia che nostalgia di quei tempi di quella televisione…di quella Mina che è sbucata all’improvviso da dietro quel juke box e che per tanti anni è stata la protagonista di tante nostre serate,quando non si usciva per vederla quando la spiavamo in cima a un batticuore…
Per fortuna ci ha lasciato la sua voce che continua regalandoci sempre forti emozioni ogni anno con cose nuove.
E sull’onda dei ricordi e della nostalgia ecco altre due foto su richiesta della nostra Piera nel mitico raduno di Rivabella durante due chiacchere e nel corso di un quiz dove fra le altre cose c’era in premio il bellissimo cartonato di Buonanotte buonanotte_Capisco
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B giorno tigre e tigrotti….
Quanto mi piace questa canzone………e qunto adoro la Mina anni 50..il mio primo amore Il colpo di fulmine che dura da 50 anni..Cazzarola 50 anni sono mezzo secolo.A pensarci bene vuol dire una vita trascorsa con le sue canzoni
Che belli quei S remo tutti davanti alla TV era un modo per incontrarsi La casa era piena di Amici ed eravamo li tutti attaccati alla tv che sembrava un cassone….
Attenti al vestito emozionati e giudicavamo i cantanti con attenzione e ogni piccola cosa poteva diventare scandalosa.
Ci aspettavamo il massimo da tutti….E il giorno dopo si canticchiava la canzone vincente….
Una grande emozione fatta di musica di tensione con vallette tremolanti e impacciate…. e quel bianconero che diventava magia….
Questi TEMPI MODERNI non riescono piu a darmi L’EMOZIONE…..
E si cara Mina tu sei stata e sarai il mio primo e ultimo Amore….
Un amore da nozze d’oro….
50 anni d’amore se faccio due calcoli in 50 anni ho amato un unica donna però in compenso ho cambiato 50 uomini……Ma perchè come mai ma perchè……Forse nessuno di questi pseudouomini mi ha saputo dare l?emozione che solo tu mi hai dato… madamex
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Un giorno come un’altro
Bentornato Signor Gil …….
la Repubblica – Mercoledì, 27 ottobre 1993 – pagina 32
di GINO CASTALDO
Esce ‘ Lochness’ , doppio disco annuale: canzoni di Buarque, Battisti, Kramer
MINA: UN SEGRETO E I SUOI SENTIMENTI
L’ autunno fa tornare la magica voce
DOV’ E’ IL MOSTRO? Viene da chiederselo davanti alla copertina del nuovo doppio album di Mina, che rispetta con impeccabile puntualità l’ appuntamento annuale, anzi autunnale, col pubblico. Si intitola Lochness (Ed. PDU) e mostra la faccia della cantante imbellettata d’ oro e trapunta di chiodi, che spunta da un’ irreale mare, composizione di Mauro Balletti, l’ audace elaboratore di queste surreali copertine. Il mostro, come al solito, vive della invisibilità, nel non mostrarsi, lasciando aperta ogni congettura, ogni ipotesi, giocando sull’ ironia, su tutti i possibili doppi sensi: mostro di bravura? Mostro da sbattere in prima pagina come succedeva ai tempi dell’ ostracismo verso la giovane, spregiudicata Mina? Mostro come alieno, come una voce sempre più staccata nell’ immaginario del pubblico dalla persona a cui corrisponde? Chissà, ma è sicuro che grazie alla sua prolungata assenza, l’ irrealtà di questa voce aumenta a dismisura, fin dalla prima parte del nuovo lavoro, come di consueto dedicata ai remake, continuando la sistematica e sempre più metafisica catalogazione enciclopedica di ciò che esiste in forma di canzone. Non ci sono spiegazioni, il percorso, se c’ è, assume i contorni di una biblioteca senza tempo. La voce di Mina ricompare dal suo limbo annuale, sulle note di Everything happens to me, ma con una strana pronuncia strascicata, apparentemente sciatta e svagata, come se ci si trovasse in un club americano, magari dopo la chiusura, con la cantante e il trio jazz che la accompagna (i bravissimi Danilo Rea al pianoforte, Massimo Moriconi al basso e Maurizio Dei Lazzaretti alla batteria) rimasti soli a cantare le residue malinconie della giornata. Atmosfera confermata dal misto francese-portoghese scelto per Joana Francesca di Chico Buarque. Ma in qualche caso, il mostro compie alcuni piccoli prodigi, come nel medley che lega Body and soul a Non so dir ti voglio bene, indimenticata perla firmata da Kramer, Garinei e Giovannini. Se ne deduce che molti pezzi italiani d’ annata non sfigurerebbero accanto agli standard americani classici. Ma in questo caso quello che conta è che Mina li canta in modo superbo, da grande vocalista jazz quale sa essere. E il tono, se proprio vogliamo trovare un filo rosso a questo segmento della Grande Enciclopedia personale di Mina, è un certo tono notturno, crepuscolare, esaltato subito dopo da una Parlami d’ amore Mariù lentissima e rarefatta e dalla passionalità di Nostalgias e Adoro. Stonano quasi con Il nastro rosa di Battisti, in versione da fusion d’ assalto, e Teorema di Ferradini. Per quanto riguarda la parte nuova, si può dire che manchino dei picchi particolarmente elevati, ma questa volta la media è piuttosto alta. Anche qui prevale un tono di accesa passionalità. Si parte da Sì, l’ amore, con uno stravagante ritornello fatto di urla, e si procede con la divertente, spigliata L’ irriducibile, prima di Stile libero, pezzo davvero originale, una delle perle di questa raccolta, sviluppato su un tono di allegretto tragico che ricorda antiche elaborazioni cantautorali, per poi riprendere sull’ onda delle passioni, con la travolgente Se avessi tempo, concedendosi spazi di bizzarria, con il buffo coretto di Om Mani Peme Hum e il finalino affettuoso di Ninna pà. Non c’ è da sbagliarsi. Anche questa volta il progetto è nel non mettere in luce alcun progetto. Mina si nega, e di conseguenza nega anche qualsiasi possibile lettura che vada oltre i singoli pezzi, ovviamente cantati con strepitosa capacità. Se proprio volessimo tentare qualche congettura, possiamo dire che rispetto ai precedenti album si sente un’ inquietudine, una strana mobilità nelle emozioni e nello stile di canto. Se ultimamente le sue canzoni davano l’ impressione talvolta di perfezione cristallina, distaccata, oggi Mina sembra decisa a tornare umana. Queste nuove canzoni non sono mai fredde, mai puramente virtuosistiche. Tutta l’ abilità di cui è capace Mina è concentrata nell’ interpretazione, nello sforzo di comunicare umanissime e reali emozioni. Dietro questa voce così sorprendente, autorevole, perfino arrogante nella facilità con cui affronta qualsiasi repertorio, si avverte una certa fragilità, le debolezze di una cantante che una volta tanto sembra vivere più in prima persona quello che sta interpretando. Ma sono solo impressioni a distanza. Sebbene più umano, il mito non concede altri segnali.
Buondì a voi tutti cari mazziniani….questa mattina sul giradischi un brano firmato da Umberto Bindi….E’ VERO…..brano che Mina presentò al festival di sanremo 1960….a mio parere una delle più belle canzoni del periodo ITALDISC…..detto questo un appello…MINA TORNA A CANTARE BINDI :wink:
Ho salito e disceso
le scale di cento palazzi
ho bussato ed atteso alle porte
di mille indirizzi
e niente, niente, niente
mai niente per me,
ma un giorno tra la folla ho visto te.
E’ vero, è vero, è vero, è vero, è vero
è vero amore, è vero
esistono gli angeli
è vero amore, è vero
io credo ai miracoli
ognuno mi stende la mano
ognuno mi offre una rosa
le strade, la folla, ogni cosa
è bella con te.
E’ vero amore, è vero
mi sento rivivere
il mare, il cielo, il sole
è tutta una musica
ho l’anima piena di luce
io amo, io sono felice
è vero, è un ,iracolo, è vero
amore sei tu.
E’ vero amore, è vero
mi sento rivivere
il mare, il cielo, il sole
è tutta una musica
ho l’anima piena di luce
io amo, io sono felice
è vero, è un ,iracolo, è vero
amore sei tu.
E’ vero, è vero, è vero, è vero, è vero.
:D
Anch’io Giovanni spero che abbia avuto il fatto suo, come quell’altro imbeccille del giornalista tedesco de Il più grande,ma del resto Mina non è mai stata molto amata dalla critica c’è sempre stata una sorte di risentimento ,come quella di Fegiz che ha smesso di parlar bene dei suoi lavori da quando la Signora gli ha tolto l’anteprima sul Corriere della sera…
Da allora il sig.Fegiz ha sempre avuto il dente avvelenato…
Ciao, Raiça.
Grazie per la tua dedica. Mi fai sentire così… importante. Addirittura “grande”.
Sono contenta di aiutarti “a diventare molto colta di Mina”, ma a noi della “vecchia guardia” siamo lusingati di fare ciò.
Un grande “Ciao” ed un saluto per tutti.
Ciao, Gil.
Inizio con il dirti che sono molto contenta del tuo rientro e che trovo molto interessanti i tuoi interventi dal “piglio” giornalistico.
Ho molto apprezzato quello di oggi ed anche ciò che hanno scritto alcuni amici del blog di positivo su “Kirie”, soprattutto i “…” di Loris ( ma, poi, anche il suo secondo commento), e grazie ad Emilio per aver riportato la nota di Gherado Gentili.
Ho notato che alcuni di questi scritti rispecchiano molto il mio intervento fatto, all’epoca, durante lo “special” radiofonico che ho dedicato al “Kirie” di Mina, annunciandone l’uscita attraverso i microfoni della radio libera di cui facevo parte.
Mi hanno riportata indietro nel tempo, per tutto ciò che di importante ha rappresentato per me quel periodo, ma ciò che è strabiliante è che stiamo parlando di un album, le cui scelte di repertorio, gli arrangiamenti e soprattutto l’interpretazione di Mina , hanno fatto sì che si collocasse fuori dal tempo.
Infatti, trovo spontaneo riscontrare particolarmente il tuo scritto, Gil , per aver dato il giusto risalto alla innovazione e perché mi sembra molto interessante il tuo raffronto alla Mina di oggi, tanto più che ci riferiamo ad un’opera di oltre trent’anni fa ed hai molto efficacemente evidenziato il forte irrompere di questa grande intenzione musicale.
Uno dei migliori album di Mina anche per me. Impossibile ogni paragone con altri suoi lavori. E’ un diamante ‘solitario’ sfavillante di luce propria nel grande scrigno di gioielli discografici minosi. Di quei giorni ricordo perfettamente l’avida curiosità di foto ‘paparazzate’ di una Mina magica, grassa e sempre bellissima che accompagnavano diversi articoli sui giornali ,l’attesa dell’uscita nei negozi e sopra tutto la ‘botta’ di emozioni al primo ascolto….poi certo c’è anche sicuramente una forte componente ‘nostalgica’ legata alla mia giovinezza che me lo fa amare particolarmente…ma… che bellissimi ricordi! Grazie Loris, per il tuo sempre squisito pensiero per me, hai intitolato il post ‘amici che non vedo mai.. ‘ ma se non ci sentiamo più come un tempo ‘la colpa è mia , lo so, altra ragione non c’è’… ‘ Ciò non ostante sai di godere sempre ,insieme a Remo, della mia stima e della mia amicizia più sincera.
Spero abbia avuto il fatto suo. Ricordo bene l’articolo ed il giornale, con in copertina Mina. L’avevo comperato solo per quello. Il bello è che l’articolo cominciava col dire che i dischi di Mina si comperavano solo per un riflesso condizionato, non perchè piacessero (e per lo stesso riflesso avevano messo Mina in copertina?), poi sparava sull’ignoranza di chi aveva scritto le note (confondendo gli spiriti di Kyrie con accenti, ma vabbè, e facendo le pulci sul fatto che si dicesse “aria da chiesa” e non “aria di chiesa”, com’è scritto sul disco). Come sono solito dire da un po’ di tempo: un cretino patentato.
Il disco di Ornella Vanoni è bello, ma poche canzoni hanno retto il tempo. E mina non credo possa cantare Cohen, non è nelle sue corde (e poi, a parte qualcosa, diciamolo: è noioso. Fattelo dire da chi ha più di un disco di Cohen!)
edicolminando.
raro febbraio: sanremo, la grande sfida.
sorrisi: foto di mina nel box dei programmi di sabato su rai 1 per il programma a “tarda notte” di Costanzo.
inoltre su GQ foto di benedetta mazzini( niente a che vedere con la mamma pero stavolta).
Complimenti alla nostra raica,
e giusto mario b, l’ anno scorso sanremo ha avuto un effetto molto ma molto diverso, senza contare l’ album sulla tua bocca.
loca serata a tutti, chissa quest’ anno cosa ci riserverà,
ciao mina
ciao tà.
“ascolta tutto, ma non sente più”