Mina Fan Club

di Alessandro Basso

Cara Mina,

finalmente sei tornata. Impazzivamo per la tua mancanza. Quaggiù, in questa valle affollata di strepiti informi e di rumori fastidiosissimi, qui dove tutto è stridore di ferraglia, aspettavamo la tua voce come la manna dal cielo. Come la quiete dopo le tempeste. Come il regalo di un parente lontano. Ci sei mancata come manca l’acqua nel deserto, come manca una bussola al navigante, come manca un fiore ad un prato primaverile. Non si vive senza la tua voce. È una malattia che solo tu puoi curare. Un circolo vizioso dal quale non si esce più. Un labirinto in cui perdersi e ritrovarsi. Si, è vero, abbiamo tutta la tua discografia ma, che vuoi farci, a starti lontano, a non pensarti tutti i giorni, ci sembra di far peccato. A non sognarti ci sembra d’invecchiare, d’imbruttirci, d’appannarci. Ci sembra di arrenderci alle fregature del mondo, agli orrori della volgarità, ai delitti della bruttezza. Si fa grigio l’orizzonte senza di te.

Condividiamo sempre le tue scelte, stiamo discretamente all’uscio – questo lo sai bene, te lo abbiamo dimostrato – ma l’orecchio lo teniamo poggiato alla tua porta. E avendo udito per così tanto tempo solo silenzio ci siamo agitati. Abbiamo patito le pene dell’inferno, cara mia. E siamo stati tristi. Molto tristi. Abbiamo appena appena respirato sentendoti legger Gadda e poi ascoltandoti per gli auguri natalizi. Ma il tutto è stato come una cometa: luminosa e fugace. Perdonaci se siamo tanto avidi di te, tanto voraci. Perdonaci del nostro orecchio indagatore. Non ci sgridare, non ci giudicare. Lo sappiamo che ami essere la seconda da sinistra, in piedi. Defilata. Schiva. Però l’amore rugge nei nostri cuori come il verso della Tigre. L’amore, lo sai bene, è fatto di presenze. Di pensieri, di scambi vicendevoli. Senza le premure della tua voce ci siamo sentiti soli. E la solitudine corrode come la ruggine.

Ma ora la lontananza è colmata. La distanza è abbreviata. E possiamo essere felici. Perché sei tornata. Con lo splendore di sempre. Col tuo magico vello d’oro che confonde realtà e leggenda. La tua voce ha riacceso il sole. L’estate è appena finita, già incomincia il fresco, ma tu sei stata capace di fermare il tempo, di riportarlo indietro, di cristallizzarlo. Brucia un sole perenne quando canti tu. Ci hai messo il sorriso sulle labbra, il respiro nella bocca. A chi mi dice «che ci trovi in Lei?» io rispondo che in te ci trovo tutto. Tutte le passioni del mondo, tutte le voci del mondo. Tutto il sapere dell’orbe terrestre. Sei come la biblioteca di Alessandria d’Egitto. Lo scibile umano si riunisce nella tua voce miracolosa. Il resto è completamente approssimativo, semplicistico, riduttivo. Manca la potenza, manca il coraggio. Manca la forma e la sostanza. Manca la passione. Perché solo tu sai arrivare dritto al cuore, solo tu sai aprire lo scrigno privato delle nostre anime. Solo tu ci dai la forza di sentirci sempre giovani, com’è giovane la tua voce. Forti com’è forte la tua voce. Non un tentennamento, non un cedimento. Mai una sbavatura, un cenno di stanchezza. Mai. Dove gli altri e le altre cedono il passo all’adattamento tu ribalti l’età e la fama e ricominci daccapo. Sei tornata con Fausto Leali in un brano che interpreti meglio di una ventenne. Hai la voce di donna e il furore della ragazzina. La completezza della Signora e la spregiudicatezza dell’adolescente. La sicurezza della saggezza e la follia dell’ingenuità. In un mondo di talent e reality show il tuo coraggio è il talent migliore, la tua vita è il reality più avvincente. Tutti i giovani, tutti noi giovani dovremmo guardarti come un esempio, una strada aperta da percorrere. Avresti potuto sopravvivere di rendita. Vivere di ricordi, grandi ricordi, preziosi ricordi. Avresti potuto dire «Basta, miei cari, non canto più!» e invece sei restata e resti ancora. Imperturbabile. Sovrana dalla treccia ramata a dettare il gusto e a guidare lo stile. E ci rendi felici.

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