di Luigi Iacobellis
“Adesso poi … a parte pochi nomi, non si vende un disco nemmeno se ci infili dentro un biglietto da cento euro”. Parole scritte da Mina stessa qualche anno fa. Credo che il tutto dipenda dal nuovo modo diabolico di concepire il prodotto musicale. Il disco non viene più visto come un “bene culturale”, al pari di un libro o di un’opera d’arte ma un prodotto da consumare, divorare, ingoiare e digerire senza più alcun rito. Il caravanserraglio massmediatico ha imposto una fruizione non globale ma “al pezzo”, quasi “al chilo” come un qualsiasi genere alimentare.Con la differenza, però, che l’ascolto diventa qualcosa di dovuto gratuitamente, di percepibile e gustabile quasi come si fosse invitati ad un banchetto senza costi e senza prezzi.
La beneficienza dell’industria musicale, nella percezione degli utenti, è facilmente ravvisabile se la si volesse paragonare ai prodotti editoriali, come citato da qualcuno. Ad oggi non credo che esistano episodi di critiche e giudizi librari senza un preventivo acquisto del volume, di una lettura ragionata e quindi di una formazione del giudizio meditata. Il libro resta un bene che deve essere comprato e non consumabile senza una forma di compravendita. L’acquisto presuppone una scelta, una forma di investimento di un proprio reddito che, non essendo illimitato, deve essere ripartito secondo giudizi e gusti del consumatore.
Viceversa la musica vive di un delirio di consumo forsennato, ci si sente legittimati a sbocconcellare pezzi di un disco in maniera più o meno disordinata, a sentire non più semplici “preview” ma interi dischi e quindi sentirsi poi in potere di acquistare o meno il prodotto a seconda dell’emozione del momento più confacente. Non credo sia una questione di costi del prodotto musicale (contenuti, tra l’altro, dalle più svariate offerte di vendita e, in ogni caso, non più cari di una semplice pizza serale con amici): si tratta di una autolegittimazione all’ascolto senza acquisto, generato dai mezzi informatici che lo permettono, in maniera più o meno legale, e all’assenza delle promozioni radiofoniche, televisive e più in genere pubblicitarie delle case discografiche.
Nel rispetto delle posizioni e delle opinioni di tutti, non ritengo si possa nascondere il mancato acquisto di un disco dietro ad un presunto “diritto alla critica”, come se questo nuovo modus operandi volesse giustificare ed elevare la libertà di coscienza del fan non più visto come una pecora che segue pedissequamente le scelte di marketing dell’artista ma come un soggetto libero di autodeterminarsi scegliendo se acquistare o meno l’ultimo lavoro del suo cantante preferito. La percezione di un disco risente del momento dell’ascolto, delle nostre paure, dei nostri stati d’animo e qualsiasi giudizio non può che essere ancorato a quell’istante, suscettibile di trasformarsi quando le condizioni mutano.
Del resto, tralasciando i fattori collezionistici, non si può dire che il fan di Mina sostenga così tanti “costi” per seguire il suo artista. Se non ci sono spese per biglietti di concerti, per spese di trasferta, per partecipazioni ad eventi a pagamento, come ci si può ritenere ammiratore di un cantante se, a priori, si ritiene di non dover spendere 20 euro una o due volte l’anno per le nuove fatiche artistiche di chi amiamo? Come possiamo ritenere di sostenere un’artista – e quindi tutta l’industria musicale che gira intorno, dai musicisti ai lavoratori impegnati nella produzione – senza nemmeno comprare un’opera che alle spalle ha richiesto tanto tempo, dedizione, scelte e impegno? Acquistare per giudicare, anche criticare violentemente ma avendo nelle mani, fisiche o virtuali (legali), il possesso dell’intero prodotto. Non è un invito all’acquisto di tutto lo scibile musicale ma degli artisti che riteniamo più vicini ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, ai nostri gusti e alle nostre passioni.
Spesso leggo invettive su chi lega Mina solo alle canzoni degli anni 60-70, della visibilità e della ribalta sui palcoscenici televisivi e teatrali, sostenendo giustamente che c’è una Donna che ha saputo rinnovarsi e continuare il suo lavoro, sperimentando e investendo sui giovani e le loro nuove produzioni. Ma se vengono meno gli stessi “autoproclamatisi fan” all’acquisto del nuovo disco, come si pretende che si diffonda il nuovo lavoro, che venga raggiunta la vetta delle classifiche (per quello che valgono) e, quindi, sollecitare e incuriosire l’ascolto e l’acquisto anche a chi non conosce, anche in ragione dei nuovi autori? O forse la musica è diventata soltanto un’opera di beneficienza incondizionata dell’Artista che ci regala i suoi pezzi per darli in pasto al consumo gratuito e alla critica efferata dei fan? Eliminiamo dall’elenco dei lavori e mestieri il cantante che incide dischi. Lasciamo l’esecutore dei concerti. Tutto il resto è soltanto dovuto.
PS: Per me Selfie è l’album più bello degli ultimi anni. C’è dentro tutta la Mina che volevo e amo.
Autore: loris
Quando entro nelle grandi catene di distribuzione presenti a Palermo mi chiedo come mai tutta questa pubblicazione se poi i libri non li compra nessuno,leggere si perchè si possono anche prendere in prestito…..tanti nomi famosi che lanciano libri come se fossero dei pasticcini mignon,uno tira l’altro……Mina è un prodotto sicuro perchè ha una quantità di fans che sono anche collezionisti, per cui ogni Cd è un cameo da conservare…..i risultati non sempre sono soddisfacenti,come scelte musicali,ma la Voce è sempre una Magia. Perchè non passa in radio? boh? con tutto il da fare che si dà Massimiliano,non capisco l’assenza radiofonica,tranne per quei pezzi anni 60/70…..seguendo la trasmissione della Marcuzzi ho sentito e visto molti personaggi mediocri…..chi lo sa forse “alcuni” rappresentano il nuovo
Che tristezza! Squallore…stammo unguaiati! :cry: :cry: :cry:
a me non sembra che si preoccupino di salvare l’aurea di cui tu parli. è evidente che poco interessa di chi scrive e come scrive. basti dire che ci sono giornalisti e politici che scrivono un libro ogni 3 mesi. certi cantanti o attrici che scrivono libri e li riscrivono dopo 3 mesi. il che fa pensare che la gente compri schifezze autrorizzate. e questo xchè la gente non si chiede come uno trovi le risorse ed il tempo x scrivere un libro..un vero libro ha bisogno di tanto tempo e mente illustre..
Stamattina sul giradischi c’è la bella simpatica canzone..che MINA :laugh: canta con il duetto iniziale del nipotino Edoardo..nel nuovo Album Selfie è:
TROPPA LUCE
Ho gli occhi abituati a questa luce
troppo scura, fa paura e sono lampi ma mi piace
adesso intrappolati in una voce
troppo roca, troppo dura e tu non piangi e sei feroce.
Ah, ma che t’ho fatto poi,
un letto sfatto noi
ma che pensavi tu, non era mica amore a ore.
C’è troppa luce in questa stanza
ma sono al buio senza te
come nei passi di una danza
ballo sola senza te
la tua distanza già mi stanca.
Un ricordo è fragile
nella notte la tua voce, troppa luce per me.
Sei tu che mi hai cercato in una notte
io dormivo nei miei sogni, niente fuoco e solo brace.
Parole troppo vere o solo troppe
io capivo, e di mentire tu non eri più capace.
Ah, ma che t’ho fatto poi
un letto sfatto noi
ma che pensavi tu, non era mica amore a ore
C’è troppa luce in questa stanza
ma sono al buio senza te
come nei passi di una danza
ballo sola senza te
la tua distanza già mi stanca
un ricordo è fragile
nella notte la tua voce, troppa luce.
Tu non ci sei più, adesso volo via
non mi resta che la fantasia
son tranquilla sai, ma lo rifarei
C’è troppa luce in questa stanza
ma sono al buio senza te
come nei passi di una danza
ballo sola senza te
la tua distanza già mi stanca
un ricordo è fragile
nella notte la tua voce, troppa luce per me.
Grazie MINA :laugh:
Purtroppo caro Luigi sul bene-libro hai un’idea nobile che non risponde più alla realtà. Ci vivo e ci lavoro da trenta anni e non è più come tu affermi. Oggi il libro è come un qualsiasi prodotto. E la sua affermazione, tranne casi eccezionali, passa per strategie commerciali decise a tavolino con critici prezzolati, grandi catene di distribuzione che sono anche proprietarie di catene librarie e negozi online etc etc…
L’acquisto è pilotato e “guidato”. Della qualità dello scrittore non se ne frega nessuno… E l’importante è consumare e bruciare tutto e subito anche in questo settore così come in quello musicale. Solo che intorno al libro hanno lasciato quell’aura di “cultura superiore” che inganna e nasconde il marcio che ormai c’è dietro….
Purtroppo caro Luigi sul bene-libro hai un’idea nobile che non risponde più alla realtà. Ci vivo e ci lavoro da trenta anni e non è più come tu affermi. Oggi il libro è come un qualsiasi prodotto. E la sua affermazione, tranne casi eccezionali, passa per strategie commerciali decise a tavolino con critici prezzolati, grandi catene di distribuzione che sono anche proprietarie di catene librarie e negozi online etc etc…
L’acquisto è pilotato e negozi”guidato”. Della qualità dello scrittore non se ne frega nessuno… E l’importante è consumare e bruciare tutto e subito anche in questo settore così come in quello musicale. Solo che intorno al libro hanno lasciato quell’aura di “cultura superiore” che inganna e nasconde il marcio che ormai c’è dietro….
Grazie Emilio,
mandero’ a MINA questa bella foto per farmi mettere un Autografo speciale per a Piera
nazionale
http://thumbsnap.com/3yn0n34Z
La Piera senza dubbio contribuisce ….
carissimo , non esistono strategie commerciali se non l’educazione artistico-estetico delle persone.oppure una grande prostituzione alle radio e media, con le parolee brani esatte da martellare sui media x 1 mese.ma chi ha dignita’ come mina e celentano non si prostitiuiscono. puo’ farlo la carra’ che ha assicurato presenza in tv del suo djco-guest nella covere di rumoree a far l’amore..in cambio di passaggi fissi in radio fino a farlo diventare tormentone.ma poi vendite zero. compreso il nuovo album. queste strategie – martellamento valgonox il futuro se si ripetono poi magari con tourne’e. ma finiscono li il loro effetto xchè si tratta di indottirinare persone ignoranti- maleducate ( dai media e da casa). tutto qui.e il problema nonè da poco.queste teste mandano in tilt tuta l’arte xchè la materia ha la priorita’ come valore. sanno tutto di iphone ma nulla di storia dell’arte della musica del libro..a meno che non siano le barzellette di totti o le sconcezze della litizzetto.la stessa quando poi fa film IN CUI IL SUO PERSONAGGIO NON ESISTE, FA FLOP.
Amare sono le riflessioni che accompagnano l’uscita di un lavoro così curato e fresco, così incredibilmente ‘altro’ rispetto a tutto quello che tristemente lo circonda (in termini di contemporaneità), da lasciare davvero esterrefatti; riflessioni che sono cambiate nel corso degli anni, ma che contengono sempre lo stesso triste refrain: Mina non vende quanto meriterebbero la qualità e l’eccezionalità dei suoi lavori; Mina non è conosciuta per le sue ultime produzioni quanto per quelle datate ai suoi passaggi televisivi degli anni gloriosi; Mina non è seguita dal grande pubblico quanto noi che conosciamo profondamente le sue produzioni e la sua carriera e confrontiamo il suo valore artistico con quello di chi la circonda, vorremmo.
È l’Amore che ci fa star male.
È la tristezza che ci assale quando ci rendiamo conto che la maggior parte della gente ha gli occhi e le orecchie (e il cuore, e lo stomaco, e il cervello) chiusi, impermeabili alla Bellezza.
È la sensazione di sentirci soli, incompresi, diversi, di non poter comunicare, condividere, diffondere l’Amore profondo per l’Arte la Cultura e la Musica.
I dischi non si vendono più.
Questo è il dato di fatto.
A poco servono -purtroppo- le riflessioni sui perché e sui percome, a poco le analisi sulla nostra disastrata situazione economica, a niente puntare il dito sulle nuove proposte commerciali (che nel corso degli anni sempre ci sono state, sempre sono nate e morte nello spazio tra un album di Mina e il suo successivo) che cercano il loro spazio legato indissolubilmente a un personaggio televisivo o di cronaca rosa.
Ancora a meno serve nutrire gli inesistenti sensi di colpa del fresco fan sedicenne che utilizza (e uso la parola con cognizione) Mina insieme agli altri artisti che preferisce, la scarica illegalmente, mette i file sul suo telefonino e l’ascolta insieme alle improponibili colonne sonore di quei video-filmini ricchi di sesso ed effetti speciali che passano su MTV (quando invece non guarda direttamente il video camminando per strada).
Come spiegare ai giovanissimi l’utilizzo del giradischi senza sentirci la loro trisavola; o raccontar loro dei mega-impianti stereo (composti da più parti componibili, il cui prezzo spesso poteva superare l’intero stipendio di un operaio, ma che tutti bramavamo come fosse un Sacro Altare a cui immolare le nostre paghette e su cui innalzare i nostri artisti preferiti, resi più immortali da quel suono che ci riempiva le orecchie e tutti gli altri sensi) senza sentirci dei maniaci; o lasciar almeno intuire il fascino segreto delle librerie, in cui riponevamo le nostre collezioni, desïate, catalogate, accudite, senza sentirci degli accumulatori seriali?
Oggi la Musica è finita.
Se non hai un video ricco di sesso ed effetti speciali che vanti almeno 50 milioni di visualizzazioni su YouTube (che si traducono poi finanziariamente in cosa? biglietti di concerti? pubblicità? auto-promozione? Boh!) non sei nessuno. Non esisti.
La Musica oggi è diventata il Video, ne sono testimonianza il successo del video-album di Beyoncé; il flop dell’ultimo album di Lady Gaga (legato fondamentalmente a un video troppo diverso, teatrale e ‘oltre’ rispetto ai precedenti più barocchi e ‘facili’ a livello visivo); la simpatica, ma drammatica trasmissione tv: Video Killed The Radio Star (che analizza i perché della sparizione di certi personaggi della musica, causa mancanza di Video); il successo di artisti che si sono fatti notare postando video su YouTube (come i Boyce Avenue che hanno iniziato facendo cover acustiche e ora stanno facendo un tour in giro per il mondo).
La Musica in Italiano (non sopporto la definizione ‘musica italiana’ come se fosse un genere a parte, usata troppo spesso ormai in senso dispregiativo, come ad etichettare qualcosa che non abbia più nessuna attinenza con la contemporaneità e con il gusto dei giovani) è morta; ne sono testimonianza le scelte musicali proposte dai vari talent e la presenza-assenza di musica in italiano sui vari MTV (legata solo ed esclusivamente al successo all’estero dei soliti super-pompati artisti italiani).
Ma io sono sicuro che queste riflessioni le abbiano fatte a Lugano già da molti, molti anni, e tuttavia nessuna strategia commerciale, imprenditoriale, aziendale sembra essere stata messa in atto.
Tutto sembra scorrere inesorabile come il succedersi delle tracce di un LP: uscite ben distanziate precedute da pochissime indiscrezioni (laddove ormai gli artisti preannunciano tutto tanto tempo prima, per incuriosire il pubblico); dischi in chiave Jazz, o fatti con l’Orchestra seguendo logiche anti-vendita; nessuna nuova immagine ufficiale di Mina (da ormai… troppi anni); nessun video ufficiale degno di questo nome (dopo Adesso È Facile, prodotto -pare- solo per le insistenze di Benedetta – pur se con la strombazzata apertura del canale YouTube qualcosa sembrava dover cambiare); non una sola cover di una canzone uscita negli ultimi dieci anni (che potrebbe invece suscitare interesse o almeno curiosità, come fu per il fortunatissimo – ultimo – caso di Oggi Sono Io); nessun contratto con una major potente (un’Artista come lei che si auto-produce senza vincoli è quello che succede da anni, quindi perché scandalizzarsi della rottura con la Sony?), da cui nessuna promozione pubblicitaria seria a grande diffusione e nessun motivetto legato a uno spot pubblicitario di una compagnia telefonica.
Mina sembra -come sempre- essere oltre questo tipo di logiche, indifferente al successo commerciale, interessata solo a fare il suo lavoro come l’ha sempre fatto, scegliendo di cantare le canzoni che piacciono a lei, attorniandosi dei collaboratori che ritiene più affidabili a livello umano, proponendo i suoi progetti senza nessuna preventivata aspirazione al successo economico.
Probabilmente, l’unica carta che ora si possa giocare sarebbe una più ravvicinata distanza tra una produzione e l’altra, in modo da poter colmare con il numero di album usciti la penuria di vendite, ma se -come ho letto qualche post fa- l’uscita autunnale non sembrerebbe più così scontata come appariva prima dell’uscita di Selfie, evidentemente non interessa neanche questa strategia.
Quindi il problema, come dicevo all’inizio, è solo nostro: dobbiamo accontentarci di essere pochi, incompresi, vecchi, pazzi, accumulatori, maniaci, ma allo stesso tempo innamorati della Bellezza e dell’Arte; dobbiamo proclamarci orgogliosi di essere profondi e appassionati conoscitori, estimatori, amanti della più grande Artista che la Musica abbia avuto da quando fu messa la prima puntina sul primo giradischi; e dobbiamo sperare che la famiglia Quaini-Mazzini abbia altre entrate che permettano alla Signora di continuare a fare della sua Musica l’Arte che tutti noi bramiamo, e di poterla elargire a tutti (che sappiano accoglierla o meno, fedeli o infedeli, cólti o incólti) con la ricchezza della gratuità che l’Arte vera prevede… cosa possono contare mai 20 euro di fronte a un capolavoro senza tempo come Selfie? E quanta inestimabile ricchezza possediamo dentro le nostre librerie? Ricchezza che un mp3 non sarà mai grande abbastanza da poter contenere.
Stamattina, sul giradischi c’è la bella canzone di D.Backy che MINA :chic: :chic: canta nel nuovo stupendo Album Selfie è:
FINE
E, se pure è stato un sogno lieve
un bel sogno bianco come neve
non andar via, via, via
non andar via, via, via.
Ché se soffrissi solo per un sogno
vorrebbe dire che di te ho bisogno
eppure mentre scorri tra le dita
un sogno ormai diventa la tua vita.
Non andar via, via, via
non andar via, via, via.
Stringo forte gli occhi, resta ancora
un minuto, non ti chiedo un’ora
non andar via, via, via
non andar via, via, via.
Ma ecco già sparisce il tuo bel viso
resta soltanto l’ombra di un sorriso
poi tutto si confonde nella mente
e non rimane niente, proprio niente.
Non andar via, via, via
non andar via, via, via
Grazie MINA :chic: