Mina Fan Club

di Alessandro Basso – Illustrazione di Massimo Serzio

 

Il Capodanno della musica italiana, anzi della buona musica italiana, si celebra quando esce l’ultimo lavoro di MINA. Sempre e comunque, sia che piova o ci sia il sole, sia che governino i rossi, i gialli, i neri oppure i verdi. Degli altri e delle altre si dice malinconici a qualche polverosa riesumazione televisiva: “Ah! Che bella voce aveva… ora invece…”, “Peccato che il tempo passi, ha fatto cose memorabili, ma ormai…”. Di MINA, invece, si dice sempre con lo stesso entusiasmo e con la stessa sorpresa come se tutto fosse sempre una novità: “Hai capito la Mazzini?! È ancora bravissima! Ma come fa?!”. Ed in effetti non si riesce a credere che questa Signora, la quale potrebbe tranquillamente essere una classica signora da salotto persa nei ricordi della sua giovanile notorietà, estasiata nei racconti dei suoi incontri leggendari e delle sue glorie luminose da piccolo schermo, regali ancora sorprese come questa. Benvenuto “Selfie”! Mancavi solo tu nel’universo stellato della Nostra Signora canterina.

Come a Capodanno si stappa lo champagne così col capodanno musicale si ripete il rito delle recensioni. Che poi sono sempre le stesse, immutate da anni, come due blocchi da guerra fredda. Da una parte i fedelissimi della passione incondizionata e dall’altra i detrattori di tutte le ore che sono noiosi come un cielo grigio ad agosto. Solo MINA può eguagliare se stessa, solo MINA regge sempre allo spettro di se stessa, alla magnificenza della sua onnipresenza che l’ha resa divina ed eterea come una santa da agiografia mistica ma senza martirio. Solo Lei può cantare senza mai sentirsi inferiore a quella che fu dieci, venti, trenta, quaranta, cinquant’anni fa. Sarà complice il fatto che non la vediamo da un po’, ma, a noi affezionati, sembra sempre che canti alla Bussola o a Milleluci e con questo trucco che sa di magia si compie il mistero più conosciuto della storia musicale di tutto l’orbe terrestre: Lei non c’è ma è come se ci fosse e la sua voce ne grida forte la presenza. Solo lei è il selfie di se stessa senza filtri, senza ombre, senza aggiunte di colore, perché solo lei può fare a meno degli altri, se lo volesse, dei consigli, dei critici, dei polemici, delle invidie e dei ciarlatani. La sua Voce basta e non avanza mai. È come una malattia che contagia e rinvigorisce. MINA può fare e dire quello che vuole: e può cantare quello che vuole. A Lei solo si concede il privilegio della incorruzione. È come Bernadette, sempre intera, sempre bella, sempre giovane.

Qualcuno uscito dalle paludi turpi della propria presunta superiorità di giudizio da tempo continua ad accusare la Signora di poca intraprendenza, di poco virtuosismo, di poca originalità. Oltre alle melodiose parole di consenso che da sole danno risposta senza appello ed oltre al perbenismo della noncuranza, però, occorre dire a quei critici sbucati dal nulla (salvo ripiombarci subito dopo) che la Signora Mazzini fa alla sua età quello che le donnine dei talent non riescono a fare a trent’anni. Canta come una ragazzina impazzita d’amore. La voce è pulita, gloriosa, potente, espressiva. Ogni pezzo non è solo un canto ma è pura recitazione. La vedi, anche se non la vedi, arzigogolare la mano mitologica nel suo virtuosismo più famoso, l’anello al pollice, il foulard rigorosamente nero che protegge l’ugola del miracolo e la treccia che vibra e sussulta al vibrare ed al sussultare della voce incredibile. A farle da servitori ci sono dei testi bellissimi (molto meno la copertina che è un tantino insignificante ma che lascia il tempo che trova: io avrei preferito la copertina del libretto ma ça va sans dire…). E se non bastano i testi, questo nuovo album offre tutti gli esempi più belli di retro testo. Se uno prestasse attenzione alle tracce audio sentirebbe che la purezza della voce immutabile resta inalterata proprio nei versettini, nei coretti, nelle voci di lontananza e addirittura in quel piccolo gioioso capolavoro che è il duetto col delizioso Edoardo dove un “Vai!” schiude un’emozione così umana e rivela una lucentezza vocale da fare invidia a chiunque e a qualunque età. Ad avercela una nonna così!

Fare una pagella è inconcepibile, perché MINA nella sua immortalità vocale non ti permette nessuna certezza di giudizio. Oggi questo brano ti sembra bellissimo, poi fra due anni scopri che bellissimo era quell’altro e allora non ha senso darsi un tono e darsi pena con una classifica che tu stesso smentirai ferocemente. MINA canta con la pancia e col cuore e chi ascolta deve ascoltare con la pancia e col cuore. Seguendo un amore, o un disamore, un’illusione o una disillusione si vive l’album e si somatizza ogni canzone. Ecco perché MINA non tramonta mai: ogni pezzo è un pezzo d’anima, ogni pezzo è un urlo o un sussurro che non sappiamo urlare e sussurrare e che Lei urla e sussurra per me, per te, per noi. Per tutto l’universo umano, qui ed altrove.

“Selfie” ne è l’esempio, permette, infatti, senza troppo sforzo, l’identificazione fra cantante e ascoltatore: è l’album dell’Amore in tutte le sue forme. E le tracce si mescolano in mille modi come il gioco del tangram a formare una, dieci, cento storie d’amore.

La “donna insopportabile” della prima canzone potrebbe benissimo essere una donna sola che non crede più nell’amore perché è “ancora troppo fragile per affrontare questa vita stupida” e allora canta, canta canzoni dedicate a noi, per non impazzire. Da lontano sogghigna un motivetto allegro e strambo che viene dallo stadio “La palla è rotonda, si gioca di prima e di sponda…”. Lei se ne frega, perché il calcio non le piace più anche se lo trovava divertente. È “Alla fermata”, aspetta di ritornare a casa, dove sarà sola a dirsi con una speranza un po’ falsa e un po’ vera “Oui c’est la vie, ci sta un tempo anche per te, vedrai”. Eppure sono settimane che a quella fermata vede Lui, bello s’immagina, affascinante perlomeno, e lo osserva camminare e vorrebbe chiacchierare ma lui non la sta a guardare. Ma che vuoi, giorno dopo giorno, tira che ti ritira, il coraggio di parlargli lo ha avuto e lui che non l’aveva mai notata s’è compiaciuto di quella sfrontatezza. È quasi una rinascita, “Aspettando l’alba” nuova, perché “ieri sembra una vita fa, oggi” lei “è quella che le va”. È fatta. La passione è sbocciata. “Lei sa” lui chi è e sa convincerlo “che è lei la sola ballerina” che avrà. Ma prima dell’Amore vero c’è ancora la l’incertezza pazza dell’incontro, la sospensione folle della conoscenza e c’è l’attesa “e le ore passate ad aspettare un segnale di te, ah che strazio… la tua voce di miele che toglie il respiro dov’è?”. Dura il tempo che deve durare, e alla fine vince il sentimento: è il tempo dell’Amore, quello grande, quello per cui si corre ogni pericolo e si supera ogni diversità. “Mai visti due così diversi e insieme poi e quei due siamo noi… un libro noi e tanto ci sarà da scrivere”. Un amore travolgente il suo, quello di lei, che non resiste all’assenza di lui, alla frivolezza di lui che non la ama: “ah, ma che pensavi tu, non era mica amore ad ore… c’è troppa luce in questa stanza ma sono al buio senza te”. È appena cominciata ma forse è già compromessa. Lei non sa starsene “buona e non toccare mai le” sue “certezze. Del resto lei non era, non è un angioletto e allora “Il pelo nell’uovo” è ingombrante come una trave. È il momento di dirselo “perché stasera non mi va di fingere con te, stavolta parlo e non mi pento… mi fai sentire stupida, per me amore è solo verità: tu rispettami oppure perdimi, se vuoi…”. Lui non ha avuto il coraggio di cambiare e allora è finita. Tragicamente per lei, indifferentemente per lui: “ecco, sparisce il tuo bel viso, resta soltanto l’ombra di un sorriso, poi tutto si confonde nella mente e non rimane niente, proprio niente”.

La Scimmia ha ruggito con la voce della Tigre! L’Amore si è dato e non si è mai perduto e noi sulla spiaggia che sembra uno zoo stiamo con un orecchio a sentir la Divina che canta e con l’altro a cullare i nostri amori ricantati sulla voce di MINA con il frangersi dell’onda contro la rena salata. Se passi per il sud fammi una scodinzolata di treccia così m’illuderò di poter finalmente avere un selfie con te. Io sto qui, sulla sdraio: ti aspetto Signora Grandezza!

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7 risposte

  1. Quest’immagine mi pare decisamente meno triste che quella del retro di copertina (riprodotta per ben tre volte).

  2. Finalmente ho il SELFIE nelle mani, sono
    rimasta senza fiato a sentire,
    QUESTA DONNA INSOPPORTABILE la sua “grande voce” e il piano che l’accompagna creano un’atmosfera piena di magia, che mi danno forte emozione indescrivibile, posso dire
    Grazie MINA :laugh:
    sei “unica” molto SOPPORTABILE ha! ha!

  3. che dire altro, i pensieri di Alessandro Basso hanno svisceràto tutto quello ogni appassionato della Signora, pensa e non riesce a tradurle in uno scritto !!! ascolti e riascolti, ed ogni volta trovi qualcosa di nuovo e di diverso, non finirà mai di stupire questa meravigliosa Donna…..♪♪♪♪♪…..Grazie…♥♥♥…

  4. La canzone piu bella del CD per me è la splendida “Fine” di Don Backy il resto risente della meravigliosa e sempre verde voce di Mina ,ma non trovo niente di eccezionale,anche gli arrangiamenti li ho già “sentiti”…….Grande Mina però per la sua smagliante vitalità canora….

  5. uaw, complimenti alex, grazie per questa condivisione, . che aggiungere grazie a MINA, al rituale di questi capodanno,, che ci mettono al cospetto, non solo l’ attesa la voglia , la magia, anche il dopo nel leggere i commenti di chi l’ ama davvero, e di chi vola e sogna con la sua voce, e in selfie piu’ che mai,