Mina Fan Club

A dieci anni esatti (come passa il tempo…) dal lancio di Todavia, vi riproponiamo la cartella stampa dell’album – datata 21 settembre 2007 – superbamente redatta da Franco Zanetti...

Fra il 1958 e il 1962, il Secondo Programma radiofonico della RAI mise in onda, il venerdì sera, una trasmissione intitolata Gran Gala: fra i conduttori, oltre a Lidia Pasqualini, Lauretta Masiero, Antonella Steni e (unico uomo) Pippo Baudo, ci fu anche Mina, che proprio in una puntata di Gran Gala trasmessa sul finire del 1960 interpretò Malasierra, un bolero-beguine di P.G. Redi già nel repertorio di Vera Valli e Nilla Pizzi. E’ questa la primissima interpretazione in spagnolo documentata ufficialmente di Mina: che discograficamente esordì in quella lingua nel settembre del 1961 con Moliendo café.

A che serve questo sfoggio di dati e informazioni. Soltanto a testimoniare che Mina e l’America Latina, le sue lingue, le sue canzoni, si frequentano da tempi non sospetti. E a confermare l’intensità di questa frequentazione è la constatazione che la maggior parte delle canzoni che Mina ha inciso in una lingua diversa dall’italiano sono, appunto, quelle cantate in spagnolo: la cifra complessiva, dopo l’uscita di questo nuovo album, supera i cento titoli.
Non ci sarebbe dunque da stupirsi del fatto che nel mondo latino (Spagna e Sudamerica, ma anche Stati Uniti meridionali) Mina sia molto presente nella considerazione del pubblico; quello che semmai stupisce, e con ragione, è che questo fenomeno (già sorprendente se si considera che da moltissimo tempo Mina non partecipa del gioco mediatico) si è andato consolidando ed accentuando negli ultimi anni. Sono in costante aumento i siti Internet a lei dedicati, sono numerose le giovani cantanti che rieseguono i brani del suo repertorio, sulle sue canzoni è stato persino costruito un musical di grande successo (Mina… che cosa sei?, di Valeria Ambrosio e Elena Roger), passato anche dall’Italia l’anno scorso dopo tre anni di repliche a Buenos Aires
Nel mondo latino c’è fermento, per Mina. E dunque, perché non pensare a un disco ideato appositamente per quel vasto mercato? Se lo sono chiesti Massimiliano Pani e Marco Cestoni: e dopo un anno e mezzo di lavoro, la risposta è Todavía.

Il disco nasce da quell’intuizione iniziale: con l’intento di realizzare un album di canzoni relativamente recenti del repertorio di Mina – degli ultimi 15 anni, suppergiù – quasi tutte riarrangiate e risuonate e tutte (ovviamente) ricantate. Poi, dal confronto con i diversi mercati nazionali (la Spagna, l’Argentina, il Messico, il Brasile…) sono arrivate indicazioni, suggerimenti e richieste: così il disco si è arricchito di tre classici e di alcuni duetti – due dei quali per canzoni che Mina non aveva mai registrato prima d’ora.
Non c’è da meravigliarsi che gli interpreti maschili che in Todavía duettano con Mina abbiano accettato senza riserve e senza indugi la proposta di unire le loro voci a quella di lei: Mina è l’artista italiana più riconosciuta – per classe, talento e carisma – non solo dal pubblico, ma anche dagli artisti della musica internazionale. Né c’è da meravigliarsi se, dal punto di vista delle atmosfere sonore e degli arrangiamenti, Todavía non è un disco latineggiante: né intendeva esserlo. L’album vuole invece dare una testimonianza dell’artista Mina così com’è oggi, riflessa in lingua diversa dall’italiano (da qui l’idea della copertina di Mauro Balletti, in cui Mina compare allo specchio ma con gli occhi di colore diverso) ma sempre a modo suo, fedele al proprio stile e alla propria cifra espressiva.
Todavía , nato per il mercato latinoamericano, esce anche in Italia, con la medesima tracklist e con minime differenze di packaging: per accontentare non solo i fan di casa nostra, ma anche quanti vogliano riascoltare – uguali ma diverse – alcune delle canzoni di Mina con parole (quasi tutte scritte da Mila Ortiz e da Lele Cerri) dal suono e dalla musicalità differenti da quelle con le quali hanno finora ascoltato certe canzoni. E Mina raramente rifà le proprie canzoni: un motivo supplementare di interesse per questo album inusuale, ma indubitabilmente coerente con la storia e le storie di Mina – e che potrebbe, chissà, costituire un precedente significativo. Nunca digas nunca...

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