Ti amo come un saggio
di Dario Liguori
Molti artisti dicono di amare il pubblico e di non poter vivere senza relazionarsi: sono pienamente soddisfatti solo quando questo contatto si realizza in un evento, in un concerto, in una presenza fisica.
Mina no.
Ha scelto una strada diversa, e la sta percorrendo, come direbbe De Andrè in modo ostinato e contrario da tempo.
Contrario alla nostra epoca che è fatta di immagine, di presenza a volte clownescamente irriverente, spacciata come Arte.
Ostinato perché, nell’era dei voltagabbana e dell’effimero, un progetto di vita artistica così lontana dai riflettori ai più è incomprensibile.
Mina non è presente ma è Presenza, Mina non canta una dozzina di canzoni per riempirne un album.
Massimiliano Pani ci racconta di una donna protesa verso il futuro, amante della musica, curiosa ed attenta a tutto quello che il panorama artistico propone, ancora con la voglia di indagare ciò che ancora potrebbe regalarle emozioni.
Anche se non lo dichiara, Mina ama il suo pubblico, e sa che è vasto ed eterogeneo: basta leggere le recensioni del suo ultimo album per rendersi conto di come ognuno abbia ritrovato in un determinato pezzo la “sua” Mina.
Ci sono grandi cantanti anche oggi e ci sono buoni album ogni anno, quasi tutti però (e non vorrei generalizzare troppo) sono monolitici, monotematici probabilmente a causa delle capacità interpretative, del timbro, dell’estensione vocale ecc…
Ciò che sin dall’esordio ha caratterizzato Mina è stata invece la sua poliedricità degna del miglior Fregoli!
Il tutto restando sempre Mina, inconfondibilmente Mina e sempre in modo credibile, mai parodistico.
Mi fanno sorridere alcuni critici che ancora oggi sostengono la superiorità di Mina Voce rispetto alla Mina Interprete.
Per tutte ritengo giusta la dichiarazione che anni fa fece Liza Minnelli: Mina canta ogni canzone “come va cantata”.
Caso unico (parlo per l’Italia), ogni nuovo album è un Varietà in cui c’è spazio per l’emozione, per il sorriso, per il raccoglimento, per l’ironia, per la dolcezza, il dramma, la poesia, la malinconia, sempre condite dalla inconfondibile voce che sale, scende sul pentagramma e scivola sui ricordi, sul nostro cuore, voce limpida che si incrina e ti dà un brivido in più ed ancora quelle note lunghe come pochi sanno tenere e ti ritrovi a trattenere il respiro.
È stato detto che il concept di questo nuovo lavoro mazziniano è un fotoromanzo in cui l’interprete gioca tutti i ruoli, non ci sono comparse o controfigure, c’è sempre Mina anche quando in copertina è quasi nascosta da una figura maschile.
C’è lei e ci sono le sue scelte coraggiose che donano visibilità ad artisti come Avitabile e Cammariere baciati da una popolarità imprevista che si è materializzata grazie alla sua interpretazione.
Coraggiosa come il duetto con Branco, criticatissimo prima ancora di essere stato ascoltato e, cosa non scontata, da settimane la canzone in testa alle classifiche.
Sappiamo che Mina non riascolta i suoi lavori finiti. Come tutti i grandi è stato il viaggio ad interessarla, dapprima nella ricerca dei brani e poi nella produzione, ed è sicuramente già protesa verso il “nuovo” … che i suoi più ingordi fan stanno già aspettando …
Grazie Mina … mi hai stregato ancora, ti amo come un pazzo, anzi come un saggio (di bravura)
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