Vi anticipiamo un breve ma stuzzicante estratto del ricco dossier su Frutta e verdura/Amanti di valore che troverete nella prossima fanzine…
di Antonio Bianchi
(…) Quarant’anni dopo, il doppio Frutta e verdura/Amanti di valore non ha dissolto la sua personalità a tinte forti. Basta accendere l’impianto hi-fi (o, più contemporaneamente, una docking station) e riascoltarsi difilato i due album per assaporare – unanimemente – una Mina precisa, “compatta”, coraggiosa, diversa e “parziale” rispetto ai confini, ben più vasti, del suo mondo d’interprete.
Le nuove generazioni non possono comprendere. La Pausini, Giorgia, Elisa, l’Amoroso, la Marrone sono – genericamente – “ragazze”. Le nuove generazioni di interpreti si fermano ai venti-ventinove anni. C’erano una volta, invece, le “signore”. Il giro di boa dei trent’anni segnava una linea di demarcazione. Era il momento giusto per rivelare nuove atmosfere vocali, nuovi contenuti, nuove maturità. E la Mina di Frutta e verdura/Amanti di valore è un monumento al ruolo canzonettistico di Signora. Mina lo ha inciso a 33 anni. Fa un certo effetto pensare ai 39 anni della Pausini o ai 42 di Giorgia. Anche da loro sarebbe lecito aspettarsi una maturità tangibile. Ma a livello testuale e contenutistico, le due nuove regine, pur “mature”, sono più prossime a Cristina D’Avena (la Pausini in salsa romagnola, Giorgia in salsa barbecue all’americana) che alla Mina trentatreenne. Non si tratta di una critica irriverente. La cantabilità, la digeribilità, l’emotività angusta del repertorio delle nuove signore va poco più in là dell’adolescenza.Vietato crescere. Vietato diventare paladine di un mondo più personale. Vietato delineare una personalità troppo autorevole. E vietato mostrare il proprio volto più aristocraticamente esigente, raffinato e – dunque – inevitabilmente respingente. (…)
Autore: loris
Concordo pienamente con Antonio, anche se devo ammettere che Giorgia “graffia” di più (l’album Stonata era molto “pensato”, peccato poi si sia ritornati alla solita canzonetta da classifica…). La Pausini, poi, è la D’Avena degli adulti.
Signor Bianchi come condivido le TUE analisi.
caro basileus, sempre attente e pacate le tue riflessioni e le tue modalità di raggiungere le pieghe più nascoste dei prodotti mineschi e delle loro rappresentazioni nello scenario musicale. ciao
Antonio, “sempre sempre sempre” inappuntabile e inattaccabile, pertinente e mai scontato o prevedibile! Non vedo l’ora di leggerti per esteso nella nuova fanzine.
Ciò che dice Antonio è, purtroppo, verissimo: ormai in Italia la “signora” della canzone può essere solo una donna della generazione di Mina, Vanoni, Milva… neppure Patty Pravo lo è: ogni volta si riferiscono a lei come la “ragazza del Piper”.
Logicamente il discorso non vale per l’uomo: gente come Giovanotti, Antonacci, Rossi sono vissuti come cantanti nel pieno della maturità artistica
Siamo sicuri che il pubblico voglia davvero questo? delle eterne “Peter Pan” in gonnella…?
Al_Fi(e)
NOTTURNO ROSSO
‘ Amanti di valore ‘ è un disco notturno , che vive di penombre squarciate da lampi di bagliori . Va assaporato al buio , lontano dal rumore accecante del giorno . Il clima dell’album è infatti lieve e rarefatto e questa atmosfera viene accentuata dagli arrangiamenti un po’ dimessi , essenziali ed estremamente variegati di Pino Presti e Carlo Pes , che è anche l’autore delle musiche . I testi di Califano sono poi molto incisivi e danno un immagine dell’universo femminile molto vera , privi come sono di svenevolezze . Mina si dovette innamorare molto della rude poesia che spesso traspare da essi , per essere riuscita ad interpretare una vasta gamma di tipologie di donne in modo estremamente interiorizzante , riuscendo magicamente a confondersi , o meglio a fondersi con esse , diventando realmente , di volta in volta , la protagonista di ciascuna delle canzoni . Mina per la prima volta nella sua carriera si spoglia in pubblico e si sa che la nudità dell’anima è quella più difficile da esporre . Mina ci apre il suo cuore e ci mostra il rosso della sua anima . Anche se non la vediamo cantare , nascosti tra la sensualità e la raffinatezza del disco , si riescono a percepire anche i suoi rossori e le sue calde lacrime . Ce li comunicano le intime vibrazioni del suo canto . Certamente Mina nell’esprimere tutta se stessa è aiutata molto dai versi di Califano che sono crudamente , ma anche autenticamente poetici . Chi sono gli amanti di valore ? Quelli magari che si conoscono per una sola notte , si danno un po’ di bene , senza pretendere niente e soprattutto senza graffiarsi l’anima . Mina non aveva mai affrontato le tematiche legate al sesso in modo così audace . Nel brano iniziale esprime magistralmente tutto il languido torpore che segue un incontro erotico , usa la sua voce in modo sapientemente nasale , ma fa emergere anche lucide riflessioni di consapevolezza . ‘ La solita storia d’amore ‘ è invece più giocata sul cinismo e sull’ironia ed emotivamente ci prende di meno , ma è chiaramente una scelta interpretativa . Anche l’arrangiamento giocato sull’uso sapiente della batteria con la chitarra a dodici corde ci allontana da visioni torbidamente erotiche . ‘ Inibizioni al vento ‘ mostra l’offesa alla più intima dignità di una donna sporcata da un amore fatto solo di mercificazione di corpi con un lui che finge di dare un po’ d’amore per avere solo sesso , mentre lei si concede al suo piacere annullando la sua anima che invece chiede , senza ottenerlo , anche e soprattutto amore . Sono struggenti i versi ‘ mai un sorriso mai , mai una carezza mai ‘ , che esprimono la cruda realtà di un rapporto senza anima né tenero sesso . La cosa più straziante del brano è l’estrema lucidità e consapevolezza della donna nell’esaminare il suo vissuto disastroso . Un esempio di erotismo ironico , al limite della goliardia , è invece ‘ Carlo , detto il mandrillo ‘ . Il gioco corale qui è molto funzionale a smitizzare le strabilianti imprese erotiche di Carlo , che sono quindi descritte in modo abbastanza caricaturale .
Ragazzi , è notte fonda , ho bisogno di un caffè forte e amaro . Mi allontano , assaporo anche ‘ Un po’ d’uva ‘ . Questo irrompere della quotidianità ci fa ancora una volta capire quanto autentica sia Mina . Peccato che nel CD il brano non faccia lo stesso effetto che sul disco . Bisognava farlo seguire da una traccia contenente solo silenzio per interrompere i vaghi pensieri che continuano a serpeggiare nei meandri della notte della cui atmosfera tutto il disco è magicamente impregnato .
I discorsi sull’amore continuano invece ad accompagnare questi pensieri e si fanno , paradossalmente , più complicati quando il riferimento al sesso è meno esplicito , quando , appunto , ad essere graffiata nel rapporto di coppia è proprio l’anima . Dopo un recitativo straniante , ma estremamente efficace , sui cicli e ricicli delle esperienze amorose , ecco l’amaro bilancio sentimentale de ‘ La vita goccia a goccia ‘ in cui il vissuto diventa palpabile attraverso il geniale lavoro di interiorizzazione che ne propone Mina . Più ottimismo , apparentemente , traspare in ‘ Ieri ieri ‘ dove si auspica che il passato venga cancellato , ma dal tono della voce si percepisce che forse non sarà così . ‘ La mia vecchiaia’ è uno di quei rari brani che descrivono , anzi immaginano un rapporto che si avvierà prima o poi verso la vecchiaia con la conseguente sua imprevedibile trasformazione . Mina la canta in modo serenamente struggente . Nel gioco di coppia il maschio a volte , nelle canzoni del disco , viene descritto perdente nelle sue debolezze e fragilità come accade ne ‘ Il poeta che non pensa mai ‘ . Anche nella canzone ‘ Ninna nanna amore stanco ‘ l’uomo appare vinto dalla stanchezza della vita , ma forse , in questo caso , il vincente è proprio lui , che dimostra forza interiore nel riuscire a mandare avanti , seppure con fatica , la sua esistenza , riuscendo anche a sopportare con stoicismo l’assenza del rapporto fisico , che consapevolmente sa che non può essere appagante se manca la serenità . A questo punto la voce di Mina si addolcisce e si trasforma , come una ninna nanna , in tenera consolazione nei confronti del suo uomo certamente amato , ma abbattuto dalle circostanze della vita . Una figura positiva di uomo appare anche nella canzone che personalmente prediligo . Ne ‘ I sogni di un semplice ‘ Mina è vivamente partecipe nel descrivere tutto lo struggente rimpianto per un uomo semplice e meraviglioso . Rimpianto palpabile anche tra gli anfratti nascosti dei chiaroscuri vocali . Ogni riferimento certamente è puramente casuale , ma come non associare questa canzone alla tragica vicenda personale che Mina aveva vissuto in quel periodo . Bisogna ammetterlo : essa è una delle più autobiografiche tra le sue canzoni . Mina in quel periodo era appena uscita da un lutto gravissimo . L’uomo che aveva amato e anche sposato era rimasto vittima di un incidente automobilistico . Nella canzone si riesce a percepire il suo intenso , ma pacato dolore nel ricordare anche quel periodo della sua vita , vissuto accanto ad un uomo diverso , lontano anni luce dal mondo accecante e falso dello spettacolo che la circondava . Mina qui confessa il suo intimo dolore e tutto il suo commovente anelito verso una vita più calma e serena . Le parole , solo a leggerle , fanno accapponare la pelle . Franco Califano raccontò che Mina , dopo avere cantato questa canzone , scoppiò in lacrime e quando una grande cantante si commuove così , sono parole sue , ti vengono i brividi . Sono pertanto crudelmente false tutte le accuse di manierismo che le sono state rivolte . Mina riesce ad emozionarci come poche cantanti al mondo , rendendo universale tutta la vasta gamma di esperienze amorose , in tutte le loro più recondite sfumature , ed è vera , intimamente vera , anche quando espone , ma non esibisce , le pieghe più intimamente legate alla sessualità . Si percepisce sempre il suo pudore di donna vera . Il suo non è erotismo torbido e gratuito , ma sempre e comunque comunicazione poetica .