Leggere su un importante sito musicale, qualche settimana fa, un titolo come “I Maneskin hanno battuto i Beatles” ci ha lì per lì suscitato la stessa sbigottita ilarità che avremmo provato di fronte a sparate del tipo “Lino Banfi asfalta Charlie Chaplin” o “Claudia Gerini è la nuova Anna Magnani”. Senonché, una volta letta nel dettaglio la notizia, ci ha rasserenato constatare che la presunta leadership scippata ai Fab Four dall’arrembante Damiano e delle sue pittate consorelle non si riferisce alle vendite dei dischi (quelli, chi li compra più?) ma ai dati mondiali di ascolto sulla piattaforma Spotify nell’ultimo mese: come se, per dirla breve, a una tonnellata di cocci di vetro colorato si attribuisse lo stesso valore di mille chili di diamanti.
Non possiamo certo biasimare più di tanto gli attuali beniamini della scena musicale se, in mancanza di dati più sostanziosi, devono accontentarsi di quantificare il loro successo coi numeri-fuffa dello streaming e delle visualizzazioni su youtube. Per non cadere nel ridicolo, però, sarebbe il caso di non azzardare umilianti paragoni col florido mercato discografico che fu. A proposito del quale un istituto statistico d’oltremanica ha recentemente riassunto in una illuminante pop map europea gli artisti storici più venduti di sempre nei mercati “fisici” dei rispettivi Paesi. Primatisti assoluti, come si vede, sono i Beatles a quota mezzo miliardo di copie, seguiti dalla russa Alla Pugachova e dalla greca Nana Mouskouri (250 milioni), dagli svedesi Abba (200) e dalla nostra Mina (150) galantemente preferita nello schema ad Adriano Celentano che, pur risultando l’incontrastato campione italiano nelle vendite a 45 giri, perde il confronto con l’eterna amica-rivale sul più “pesante” fronte degli album: ambito, questo, in cui la Mazzini vanta il ben difficilmente superabile record di quasi 90 titoli – un terzo dei quali relativi a doppi LP conteggiati come singoli – piazzati in Hit Parade, raggiungendo il più alto gradino del podio con 24 di essi. E si tenga conto che dal conteggio sono esclusi tutti e sette i “padelloni” del periodo Italdisc, dato che le prime classifiche dei microsolchi a lunga durata apparvero in Italia solo nel 1964.
P.S. In attesa che, prima o poi, la nostra fanzine dedichi a Mina in Hit Parade un minuzioso dossier, godiamoci insieme la nuova rubrica I primi in classifica che la fan page ufficiale mazziniana ha varato proprio in questi giorni iniziando dai best sellers del triennio 1959-1960-1961…
Autore: loris