Mina Fan Club

Ricordate il gustoso trafiletto che Vanity Fair  dedicò alla nostra Rina Gagliardi nei primi mesi del 2004? Vi rinfreschiamo la memoria: “Discussione vibrante alla buvette di Montecitorio: la senatrice Rina Gagliardi, condirettrice di Liberazione, la penna più a sinistra del giornalismo italiano, impegnata in un accesissimo capannello, prorompe in un ululato: ‘E’ un carisma che non si discute, chiaro? Cristallino, assoluto, limpido. Non c’è trippa per nessun altro’. A chi si riferisce la firma prediletta da Fausto Bertinotti? Alla nuova stella della sinistra europea, Zapatero? A Marcos? A Che Guevara? Macché: a Mina. La condirettora le ha dedicato un peana e chiude con un’affermazione: ‘Platinum Collection è l’album più bello degli ultimi dieci anni. Ha fregato tutti quanti, da Celentano a Masini…”. La stessa Rina commentò questo divertente episodio nella fanzine 61 uscita qualche mese dopo: “Quando un Suo disco mi piace molto, mi trasformo, nei fatti, in un agente prezzolato della PDU: lo propagando, lo diffondo, soprattutto lo regalo. È un meccanismo quasi irresistibile, dove si fondono mirabilmente l’amor sacro e l’amor profano, la gratuità del dono e l’atto del consumo. Così, tra Natale e Capodanno, diversi amici miei sono stati gratificati con il cofanetto napoletano Primo, Secondo e Terzo Estratto. Così, a Pasqua, altri – scelti con cura, s’intende, tra i giovani da ‘acculturare’ e i meno giovani da ‘rimotivare’ – hanno ricevuto la Platinum. Sospetto che lassù, alla PDU, basino proprio su di me le loro strategie commerciali: sono proprio quella che in politica, un’epoca fa, si chiamava agit-prop.

Esprimo in ogni sede – anche alla buvette di Montecitorio, come ha gentilmente segnalato Vanity Fair – la mia militanza mazziniana. E alleggerisco il mio portafoglio con autentica voluttà. Perché – ecco il segreto – donare un suo Disco è un atto speciale, che costruisce una relazione speciale tra chi dà e chi riceve. La nostra Grande Signora non lo sa, ma è anche uno straordinario strumento di comunicazione umana. Un suo disco – un video, un Mp3, un DVD – è come Madame Bovary, come un album degli impressionisti, come una versione restaurata di Tempi moderni. È sempre e comunque un classico, e come tale riscatta in toto la ‘volgarità’ chiamiamola così, che si cela in ogni commercio ( … )”.

Fosse ancora qui tra noi (quanto ci manca…), Rina intonerebbe senza dubbio un analogo mantra per commentare il clamoroso successo de Le Migliori che, dopo aver asfaltato con sublime agilità i più temuti dischi-strenna natalizi (Vasco, Mengoni, Ferro, Pausini, Mannoia, Giorgia…)  è sopravvissuto indenne alla fallimentare armata delle uscite sanremesi riguadagnando con prepotenza il podio della classifica degli album più venduti, senza peraltro godere – da almeno due mesi a questa parte – di palpabili sforzi sul fronte promozionale. Ma se è vero che il disco continua a navigare a gonfie vele con le sue sole forze (unite al provvidenziale passaparola del pubblico), a lasciarci perplessi è il fatto che – a una settimana dal lancio in sordina del nuovo singolo Ma che ci faccio qui –  dell’atteso video del brano (ancora una volta griffato Gaetano Morbioli) non si sia ancora intravisto un fotogramma…

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