Vi proponiamo in anteprima un breve estratto dell’articolo di Antonio Bianchi Mina eterna pioniera: l’arte di essere sempre avanti – CHI MI AMA MI INSEGUA che sarà uno dei titoli di punta dell’imminentissima fanzine 93, monotematicamente dedicata alle mille avanguardie della Tigre dagli esordi a oggi (e domani)
di Antonio Bianchi
(…)La fase musicale che stiamo vivendo, da decenni, è perduta in mille rivoli rococò. Il ritratto perfetto di una società (occidentale) alla deriva – dissestata da disparità, da un’egoistica e autocentrata assenza di ideali, da un senso critico circoscritto ai like e imbavagliato da bisogni secondari… – destinata a un brusco epilogo. Il fondale meno propizio per l’avvento di rivoluzionari, di capiscuola, di innovatori, di figure all’avanguardia, capaci di suggellare un nuovo corso.Non c’è bisogno di andare troppo indietro nel tempo. L’ultima svolta è legata al dopoguerra. Ed è strettamente intrecciata al rivoluzionario avvento di Mina, che ha dato voce, corpo e identità alla ricostruzione, alla rinascita sociale, all’unificazione linguistica (operata in parallelo alla televisione), al boom economico e allo spirito di giovani generazioni animate da un nuovo ottimismo, da un nuovo entusiasmo e da nuovi riferimenti estetici. Preclusi a Nilla Pizzi, a Carla Boni, a Flo Sandon’s, a Katyna Ranieri e alle cantanti italiane della generazione precedente, permeate di troppe scorie d’anteguerra. Mentre il versante maschile aveva già rivelato figure di rottura come Domenico Modugno (o, in salsa partenopea, Renato Carosone), propedeutiche all’avvento di Adriano Celentano e altri protagonisti di un’imminente seconda rivoluzione al maschile, Mina ha incarnato per prima il ruolo di innovatrice del versante canoro femminile senza figure di transizione (come avrebbero potuto essere Jula de Palma, troppo signora, o Caterina Valente, poliglotta, “apolide” e, dunque, rivoluzionaria in una terra di nessuno).La Mina esordiente è improvvisamente “nuova” su tutti i fronti. Dal punto di vista vocale, dal punto di vista dell’immagine (è la prima a presentarsi in calzamaglia e a giocare con costumi e pettinature, diventando ogni volta diversa da sé), dal punto di vista della presenza scenica (è la prima cantante in movimento, capace di inventarsi una gestualità personalizzata, danzante, amabile, gioiosa), dal punto di vista musicale (è la prima cantante alla guida di una band maschile ma anche la prima solista vera, capace di riempire scenograficamente e coreograficamente il palcoscenico), dal punto di vista del repertorio (è lei la prima donna del rock italiano) e anche da quello linguistico (una spavalda italo-anglosassone in un’Italia dialettale).La sua velocissima ascesa ha scavato un fossato fra il prima e il dopo e innescato un radicale rinnovamento generazionale su più fronti: nuovi parolieri, nuovi compositori, nuovi arrangiatori… La prima canzone italiana d’autore deve molto a Mina. È lei che ha sdoganato i Bindi, i Paoli, i Meccia, i Donaggio… Ha fatto comprendere al grande pubblico – impreparato a voci non ortodosse – quanto fossero belle quelle canzoni. (…)
Autore: loris