Ospite di una puntata di parecchi anni fa del Costanzo Show, la mitologica Tina Lattanzi – insuperata voce nostrana di Greta Garbo e di altre grandi star dell’epoca d’oro di Hollywood – rievocò la famosa scena del film del ’37 di Clarence Brown Maria Walewska in cui la Divina, nei panni della contessa polacca amante di Napoleone, si presentava al Bonaparte interpretato da Charles Boyer: una battuta di due sole parole, quelle del proprio nome e cognome. Ma in quel “Maria Walewska” era condensata una ridda indefinibile di emozioni, turbamenti, pulsioni erotiche e segreti inconfessabili di cui il magistrale doppiaggio italiano della Lattanzi aveva preservato intatte le intenzioni e l’intensità. Ebbene, nella suddetta apparizione televisiva l’ultranovantenne attrice tornò a pronunciare con immutato glamour quelle poche sillabe, raffrontandone senza peli sulla lingua la forza espressiva con la sbrigatività di certi asettici “Maria Walewska” che le era capitato di sentire nei successivi doppiaggi del film. Ecco, tutto questo faticoso preambolo ci è servito per spiegare quali differenze riscontriamo tra le cover di pezzi altrui incise da Mina e molte altre che – ahinoi – ci vengono ultimamente propinate da sedicenti “interpreti” che rimedierebbero figure barbine perfino in una friggitoria-bar-karaoke di Saigon. Gli inediti di Cassiopea e di Orione saranno anche solo due, ma Un tempo piccolo e Nel cielo dei bars valgono ampiamente da soli l’acquisto di un doppio già di per sé imperdibile per il minuzioso lavoro di rimasterizzazione dei brani e per la ricchezza iconografica del booklet ballettiano. E a proposito dei tanti “Maria Walewska!” di lattanziano splendore di cui sono disseminate le trenta canzoni, vale la pena di citare nuovamente una definizione di Gherardo Gentili da noi rispolverata in molteplici occasioni: “Con Mina una parola diventa LA parola, una nota diventa LA nota. Non altro. E per sempre”. Buon ascolto!
Autore: loris