Mina Fan Club

Il 27 marzo scorso le lavoratrici e i lavoratori del Coordinamento Spettacolo Lombardia hanno dato il via presso la Chiesa di Santa Maria in San Satiro, a Milano, a una serie di flash mob corali che in questi giorni li sta vedendo esibirsi nelle più suggestive parrocchie meneghine sulle note celestiali del Magnificat composto 21 anni fa per Mina da Monsignor Marco Frisina. “Le arti sono bellezza, socialità, rito collettivo, linfa vitale – ha spiegato sulle pagine di Repubblica la portavoce del movimento Rita Pelusio – e privarne una comunità è come togliere a chi ha fede la possibilità di pregare”. Il fatto che una categoria tra le più pesantemente penalizzate dal lockdown abbia scelto degli edifici consacrati per invocare la riapertura di “templi laici” come cinema e teatri non deve sorprendere: le chiese (dal greco ekklesìa, “adunanza del popolo”) sono storici luoghi di aggregazione al di là delle appartenenze religiose e non a caso le parole “culto” e “cultura” sono tra loro intimamente legate. Come scriveva – commentando il capolavoro Dalla Terra – la più atea delle pasionarie mazziniane, ovvero Rina Gagliardi, “Questo disco è davvero un evento “della” Terra. Eppure, prima di ascoltarlo, ero diffidente. In questi tempi di neo-integralismo cattolico, con annessi e connessi giubilari, non mi sento in grande sintonia emotiva con la Musica Sacra – ne va perfino, talora, del mio rapporto col grande J. S. Bach… Bene, tutto questo tormento pre-giudiziale è caduto al primo ascolto, alla prima immersione nel flusso della tua Voce. Non so se sei credente o no, ma la tua Voce, proprio in questo ultimo disco, ha una forza laica sorprendente – è ricca, impudica, multiforme, terrestre. Come diceva il Barone Scarpia cantando il Te Deum, posso dire a te: ‘Mina, fai dimenticare Iddio’…”.  

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