Nella sterminata bibliografia mazziniana – destinata ad arricchirsi, nel corso del prossimo anno, di almeno un paio di importanti nuove emissioni – la più affidabile monografia sugli esordi artistici della Tigre rimane il libro di Tato Crotti e Giovanni Bassi Mina prima di Mina edito da Rizzoli nel 2007. Sullo stesso insidioso terreno paleominoico si è avventurato recentemente con piglio wikipedestre il giornalista Umberto Piancatelli con il volumetto Mina quando era Baby Gate. Dopo aver letto il quale, l’amico Franco Zanetti – Autorità Suprema e Inconfutabile in ogni ramo dello scibile minologico – ci ha inviato la seguente recensione non propriamente lusinghiera…
di Franco Zanetti
Come buttare undici euro. Dipiace scriverlo, trattandosi del “lavoro” di un collega, ma dietro un titolo accattivante si nasconde un librino di una pochezza desolante. Le pagine di testo sono 15, e il racconto degli esordi di Mina non dice niente di inedito. Il resto del libro sono 97 pagine che ricopiano da Wikipedia discografia, titoli dei programmi televisivi e dei film a cui Mina ha preso parte, e – nella pagina “pubblicità” – i nomi delle sei aziende per le quali Mina ha prestato la sua immagine o la sua voce. Non restituisco il libro ad Amazon solo per non avere l’incomodo di farlo, e lo conserverò a futura memoria, per ricordarmi di non fidarmi mai più delle descrizioni fornite da chi autopubblica i suoi libri (“accoglie numerose chicche e infinite curiosità, offre gustosi retroscena assolutamente inediti e le dichiarazioni più curiose e significative”: parole da imbonitore matricolato). Colpa mia che ci sono cascato.
Autore: loris