È bastato un “e sottolineo se” di Massimiliano su una del tutto ipotetica disponibilità di Mina a rivestire il ruolo di Direttrice Artistica del prossimo Festival per scatenare un fragoroso coro di reazioni (con tanto di preventivo tappeto rosso prontamente steso da Roma a Lugano da parte dei vertici RAI). Tra le tante voci che si sono espresse sull’argomento, ne abbiamo scelte due tra le più prestigiose del giornalismo italiano: Massimo Bernardini e Franco Zanetti. Che su un eventuale Sanremo griffato Mazzini esprimono pareri solo apparentemente discordanti tra loro. Ma ‘bomba o non bomba’, Lei arriverà a Sanremo?
Dice Massimiliano Pani: la “Signora” ci starebbe, anzi: lo farebbe volentieri. La “Signora” naturalmente è sua madre, Mina Mazzini, la sempre giovane della musica italiana, e l’oggetto è la futura direzione artistica del festival di Sanremo.
Sarebbe, una bomba, ve lo assicuriamo; e per una serie di buone ragioni.
1) La Signora è la più ventenne dei settantenni in circolazione. Ha il gusto e in senso del pericolo, del nuovo, si è sempre stufata in fretta di ogni “mainstream”. Canta da anni pezzi anche non riuscitissimi purché ancora vivi, contemporanei, spericolati, in movimento.
2) La Signora è curiosa, setaccia da anni tutto il meglio della musica mondiale per portarsene a casa un pezzetto. Non bada alle mode, non bada alle firme e alle griffe, cerca il talento e a volte lo trova, come una rabdomante. Se no aspetta con calma, ribussando magari dove aveva già bussato. Vuoi mai che stavolta…
3) La Signora sta a Lugano, repubblica elvetica, il posto vicino più lontano possibile dalle pastette all’italiana. La Signora ha preso le distanze dai compromessi discografico-televisivi molti decenni fa, conquistandosi la totale autonomia artistica e discografica quando i più coraggiosi cantautori di casa nostra andavano in brodo di giuggiole per le multinazionali, le stesse che poco alla volta si sarebbero ingoiata l’intera discografia italiana.
4) La Signora sa distinguere fra buone e cattive canzoni, fra buona e cattiva musica, fra autentiche spinte al nuovo e “sòle” di vecchio conio.
5) La Signora è immersa 24 ore su 24 nei nuovi e vecchi mass media, sa cosa è cambiato, sa dove non si può tornare e non vive di nostalgie. Ma non vuole sembrare contemporanea ad ogni costo. Ha il senso delle proporzioni per sé e per gli altri.
6) La Signora non ha problemi di immagine, perché alla sua è sfuggita da un pezzo. E non ne farà di certo una chiave di lettura del mondo, musicale e non.
7) La Signora ci proverà, ci metterà entusiasmo, creatività, sapienza, immaginazione: ma il carrozzone Sanremo aprirà le sue porte o si metterà in difesa? La macchina mediatico-televisiva saprà ancora misurarsi con un’artista che non ha nessuna voglia di perdere tempo in fasulle mediazioni perché proprio quelle l’hanno allontanata dall’aspetto pubblico della sua professione, tanti anni fa?
Se c’è qualcuno che potrebbe inventarsi un Sanremo innovativo e di nuovo fondato (ma per davvero) sulle canzoni italiane, è proprio Mina. Perché Mina da anni è l’unica in Italia che ascolta “davvero” le canzoni che le vengono proposte, senza fare differenze, che siano di autori affermatissimi o che siano di sconosciuti esordienti, e che sceglie in base a un criterio – personale – di qualità.
Mina potrebbe, se volesse (ma quel “se” è troppo condizionato dall’atteggiamento dell’interlocutore, cioè la RAI), essere il direttore artistico di un Festival costruito unicamente sulla qualità delle canzoni. E potrebbe farlo scegliendo prima le canzoni, e poi cercando gli interpreti migliori per quelle canzoni – magari anche ritornando alla formula della doppia esecuzione, cioè con ogni canzone affidata a due interpreti diversi, con esecuzioni separate e arrangiamenti differenti.
Sul fatto che Mina sia esente da conflitti di interessi, non c’è dubbio: non deve favori a nessuno (che siano case discografiche, manager, produttori, agenti di spettacolo) perché è fieramente autonoma e fuori da ogni conventicola. Sono certo che sceglierebbe le canzoni (magari soltanto dodici, al massimo quattordici) esclusivamente in base a un criterio di oggettiva qualità – e che possieda la capacità di discernimento necessaria per farlo mi sembra indubitabile.
E allora, perché non credo che possa succedere?
Perché intorno al Festival di Sanremo, alla città da operetta che lo ospita e gli dà il nome, al circo che si nutre della manifestazione, alla RAI, prosperano troppi interessi, troppi scambi di favori, troppi brogli perché sia possibile il verificarsi dell’unica condizione che sicuramente Mina porrebbe per accettare l’incarico: e cioè una totale indipendenza e un’indiscussa autonomia. Carta bianca. E figuratevi se la RAI accetterebbe.
(A proposito: vedo che l’azienda televisiva di stato organizza per metà maggio un “incontro con alcuni professionisti del settore musicale per discutere di composizione delle giurie, meccanismi di voto e possibili conflitti di interesse”. E all’incontro convoca, guarda caso, persone che sono passibili di conflitto di interesse… come invitare Dracula a una convention dell’AVIS, insomma).
Sulla pagina Facebook del Mina Fan Club, Marcello Pettinelli scrive: “Mina, ti amo. Non lo fare!”. In tutta sincerità, per il bene che voglio a Mina – e pur con tutto quello che ho scritto qui sopra – non posso che associarmi, sebbene a malincuore, a Marcello Pettinelli.
Autore: loris