Mina Fan Club

La sfavillante Regina aliena (a proposito: che nome avrà?) cui la Mazzini ha tridimensionalmente dato forma e vita sul palco dell’Ariston di Sanremo riprende – come tutti sanno – le fattezze della superba Mina intergalattica che Gianni Ronco creò sette anni fa per la cover di Piccolino, album di inediti di stellare e – finora – insuperata bellezza nella discografia post-2000 della Nostra. Ma non si limitano certamente a questi due esempi gli incontri più o meno ravvicinati di vario tipo che la Tigre ha avuto con altri mondi nel corso della sua sessantennale odissea nello spazio canzonettistico. Nella favolosa Caravel del ’74, tanto per cominciare, quel gran talento visionario di Guido Bolzoni narrava la storia – degna di un racconto di Ray Bradbury – di un folle Icaro post-moderno in procinto di affrontare il viaggio solitario e senza ritorno verso “la stella più crudele più vicina a noi”. Ma è l’avveniristico e mai abbastanza celebrato Kyrie del 1980 l’album di Mina in cui si riscontra il maggior numero di richiami alla fantascienza, partendo dagli “sguardi di un altro pianeta dove vita non c’è” evocati nella proto-elettronica Musica di Anesa-Marino fino a quel “… e mi guardi in modo strano come fossi un marziano” con cui Andrea Lo Vecchio sottolinea, nella focosa Colori di Simonluca, l’incomunicabilità tutta terrena tra due amanti solo fisicamente compatibili. E sempre Simonluca, in Qualcosa in più dello stesso doppio, rappresenta con metafore extraterrestri (“nel mio mondo che gira in un altro universo”) la disillusione amorosa della protagonista. In altri casi – come in Fly me to the moon o nella sensuale Solo un attimo composta da Giulia Fasolino nell’ottimo Veleno del 2002 – la forza invincibile dell’Amore porta Mina a superare ogni barriera siderale: “Io sarò la tua terra / sarò la tua stella / io sarò l’Universo…”. Che è un po’ quel che succede anche nella mogolbattistiana La mente torna in cui la passione per un uomo in altre faccende affaccendato consente all’infelice innamorata di naufragare leopardianamente nello “spazio immenso / che persino io non ho più senso”. All’impalpabile glamour alieno di una Tigre sempre meno corporea si è ispirato anche Cesare Cremonini nella sua Mille galassie inizialmente destinata proprio a Lei: “Ad est del mio pianeta, esiste una donna che non piange mai…”. Ancor più recente è la citazione cine-fantascientifica che il regista Gaetano Morbioli ha inserito in chiusura del video del successone minacelentanesco A un passo da te, con la Coppia più bella di tutti i Mondi che rifà il verso al duo di astronauti George Clooney e Sandra Bullock alla deriva nello spazio nel film Gravity

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