Tra i commenti – pochini, a dire il vero – apparsi finora sui giornali e sui siti di informazione a proposito del magnifico exploit mazziniano in 3D che ha reso incandescente, magica e indimenticabile la “nostra” serata finale di Sanremo abbiamo scelto questo breve ma oracolare articolo firmato da Alberto Mattioli su La Stampa di oggi…
di Alberto Mattioli
E all’improvviso, Lei: questa Callas della canzone che ha deciso di diventare la Garbo. Assente dalle scene ma presentissima nel ricordo, ecco a voi la Voce delle voci, insomma Mina. La si è rivista a Sanremo dopo 57 anni, ed è la vera notizia di questo finale trionfante e interminabile. E pazienza se era una Mina non Mina, non in carne e ossa ma solo in citazione di se stessa. In pratica: un ologramma di quattro metri apparso sul palcoscenico di Sanremo fra i robottini dello spot Tim.
Anche qui, la solita ambiguità delle sue rarissime apparizioni. C’era e non c’era, non nella sua realtà fisica ma in 3D, come immagine, citazione, ricordo, rimpianto, affetto e rispetto generale. Poco male che sia uno spot – anzi, una réclame, come si sarebbe detto ai suoi tempi. Basta che apra bocca e quel che ne esce – nel caso Another Day of Sun dalla colonna sonora di La La Land è inconfondibile. È la caratteristica delle voci supreme: essere immediatamente riconoscibili. E allora poche note bastano per ristabilire distanze e gerarchie. Con tutto il rispetto per le brave colleghe, le voci si dividono ancora e sempre in due categorie: la sua e tutte le altre. Anche se esce da un ologramma.
Autore: loris