Con l’ormai imminente album Le Migliori che – ci vuol poco a prevederlo – balzerà al primo posto in classifica con la stessa perentoria rapidità con cui la strepitosa Amami amami è volata nel giro di poche ore in cima alla graduatoria dei brani più scaricati su iTunes, Mina e Adriano Celentano stabiliranno un record senza precedenti nel nostro Paese e con pochissimi eguali nella storia del pop planetario: saranno, cioè, i due soli artisti italiani di ogni tempo ad aver conquistato – con uno o più dischi – la prima posizione della hit parade in ben sette decadi differenti, partendo da quel mitico 1959 in cui il Molleggiato fu per la prima volta number one con Il tuo bacio è come un rock seguito poche settimane dopo dal felino balzo in vetta di Tintarella di luna della sua amica Baby Gate. Ed è un primato che ha del clamoroso, specie se rapportato ai toni trionfalistici con cui, in questi anni musicalmente miserevoli, si grida al miracolo per i milioni di visualizzazioni (che, tradotti in soldini, equivalgono più o meno al conto di una cena per due in rosticceria) rastrellati su youtube dal rapper bimbominkia di turno o da una delle tante stelline-usa e getta sfornate in serie in uno dei troppi talent show che ci affliggono per via catodica. Del resto, a confermare che Mina e Celentano continuano ad essere, in barba all’anagrafe, le personalità più giovani e vitali della scena musicale tricolore è anche il fatto che a tanti potenziali hit più “modaioli” pur presenti in abbondanza nel disco essi abbiano preferito come primo singolo – con trasgressiva temerarietà da veri “urlatori alla sbarra” – un brano gagliardamente old style e sprezzante delle tendenze del momento come Amami amami. Scritto dall’israeliano Idan Raichel, autore anche del testo insieme a Riccardo Sinigallia, il brano è stato splendidamente arrangiato da Ugo Bongianni e Massimiliano Pani con la collaborazione di Giorgio Cocilovo per la registrazione delle parti di chitarra e di Pino Pischetola per il missaggio. “Amami amami – ha scritto l’amico Franco Zanetti nella sua come sempre preziosa recensione su rockol.it – non gioca più di tanto sulle dinamiche strumentali, partendo con un deciso quattro quarti sui quali si innesta immediatamente un riff di chitarra elettrica. L’andamento del pezzo è imperioso e lineare, con una struttura piuttosto semplice – strofa, ritornello, strofa, ritornello, strumentale, ritornello – equamente spartite tra le due voci, che si rispondono praticamente in ogni passaggio. Celentano, questa volta, ritocca il suo registro al rialzo per andare incontro alla Tigre di Cremona, specie sui ritornelli, caratterizzati da una fisarmonica – suonata dallo stesso Raichel – che conferisce, insieme alla melodia portante, una forte coloritura tango alle aperture e all’intermezzo strumentale”. Quanto al colpo di genio della citazione della gloriosa Storia d’amore nell’assolo di fisa appena citato, qualcuno l’ha visto come un favore giustamente restituito al grande repertorio passato di Mister Yuppi Du dopo l’analogo omaggio alla Mazzini di Ancora ancora ancora inserito 18 anni fa tra le pieghe di Acqua e sale…
Autore: loris